Dragaggio ancora fermo la speranza è per ottobre

3 Agosto 2012

Regione e Ministero scavano nei capitoli di spesa a caccia di fondi per i lavori Ipotesi stoccaggio provvisorio dei fanghi sulla vasca di colmata

PESCARA. Tempo e soldi. È ancora appeso a queste due variabili impazzite il rebus del dragaggio. Il tempo è quello che manca da qui al 5 ottobre, quando la toppa del fermo straordinario sparirà e i pescatori saranno di nuovo pronti a scendere in mare: poco più di sessanta giorni entro i quali si dovrebbe dragare almeno l’avamporto per permettere alle barche di uscire. I soldi sono quelli che si devono trovare prima di quella data. Cioè i milioni di euro necessari a ripulire i fondali del porto. Accanto alle due variabili principali, però, in questa matassa che sembra impossibile da dipanare, di incognite ce ne sono anche altre. E non sono di poco conto. Perché non si sa ancora con certezza cosa contengano i fanghi. E, soprattutto, non si sa bene dove metterli una volta dragati.

I TEMPI. La prossima scadenza è stata fissata nell’ultimo incontro a Roma tra le autorità cittadine e regionali e i sottosegretari all’Ambiente e alle Infrastrutture: entro il 15 agosto, si è detto, sarà pronto il bando di gara. La data, però, sembra destinata a scivolare in avanti. Perché prima di indire la gara serve una nuova riunione a Roma che non è ancora stata fissata. Poi ci vogliono i tempi tecnici per la realizzazione del bando. Bene che vada, insomma, si arriverà al 20 agosto.

A quel punto, poi, servirà altro tempo per assegnare l’appalto. E anche se l’idea è di utilizzare una procedura accelerata come già fatto dal commissario Guerino Testa, non ci vorranno meno di 20 giorni.

LA COLLETTA PER I FONDI. Per fare il bando, poi, mancano ancora una serie di informazioni non proprio secondarie. In primis, quanti soldi ci sono per dragare il porto di Pescara. «Si sta facendo la colletta», semplifica uno degli addetti ai lavori.

I primi fondi, circa 7 milioni di euro, li hanno trovati la Regione e i ministeri. Ma non bastano. E così tutti gli attori coinvolti nella vicenda dragaggio si sono impegnati a raschiare qualcosa dai loro capitoli di spesa.

DOVE METTERE I FANGHI. Anche la destinazione finale dei fanghi è ancora tutta da stabilire. Al momento le due ipotesi in campo riguardano solo lo stoccaggio provvisorio.

Se si sceglierà la prima strada il bando darà alla ditta vincitrice l’onere di trovare un sito per depositare il materiale dragato. La seconda ipotesi, invece, è quella di usare la vasca di colmata come deposito provvisorio. La cassa, utilizzata per i precedenti dragaggi, mai svuotata e mai messa a norma, è piena. Ma se la si usasse solo come deposito temporaneo separando il vecchio dal nuovo si potrebbero stoccare circa 50-60 mila metri cubi di fanghi: quanto basta a sgomberare almeno l’avamporto e far ripartire la marineria. In questo caso, però, resta ancora da capire dove mettere poi i fanghi in via definitiva.

UNITI PER IL DRAGAGGIO. Intanto ieri Camera di commercio, Confindustria, e associazioni come Legambiente, Wwf e Mila Donna Ambiente si sono sedute per la prima volta tutte insieme intorno a un tavolo, quello del Forum dell’economia e dello sviluppo, e hanno concordato un obiettivo comune: iniziare a dragare il prima possibile.

Con loro anche il comandante della Capitaneria di porto Luciano Pozzolano, che ha fissato proprio il 5 ottobre come limite per riaprire lo scalo: «Voglio essere ottimista e sperare che per quella data avremo iniziato i lavori. I margini ci sono». (l.ve.)

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