Dragaggio, ecco il rebus dei fanghi

20 Aprile 2011

Operazioni ferme, oggi nuovo vertice. Ma lo smaltimento è un rompicapo

PESCARA. Il dragaggio è ancora fermo. E resterà bloccato fino al 27 aprile. Intanto il prefetto ha convocato un vertice per oggi alle 9.30. Ma il problema più difficile da risolvere per liberare i fondali del porto è dove mettere i fanghi. Che vanno smaltiti con regole molto rigide. A dare il nuovo stop ai lavori in porto è stato indirettamente il sequestro dell'impianto incaricato di smaltire il materiale dragato.

L'impianto è stato sequestrato dai carabinieri il 13 aprile perchè i fanghi inquinanti, dicono i militari, erano stati messi in una buca senza protezione. La ditta ha ricominciato a lavorare solo sabato scorso, quando il gip ha dissequestrato tutto l'impianto salvo la buca. Ma intanto a causa del sequestro il dragaggio in porto ha subìto stop e rallentamenti. Per discuterne il prefetto ha convocato per oggi un vertice con Comune, Provincia, ditta Nicolaj e Capitaneria.

Il problema dello smaltimento dei fanghi, però, resta in piedi. Perché la legge prevede regole molto rigide per i materiali dragati. «Fino a qualche anno fa», spiega Adriano Goio, il commissario che dovrebbe gestire il dragaggio nelle intenzioni della Regione, «si dragavano anche 80 mila metri cubi di fanghi con pochi soldi, perchè la legge permetteva di scaricare il materiale al largo. La nuova normativa invece autorizza a scaricare a mare solo i fanghi non inquinati. Ma quelli del porto di Pescara purtroppo lo sono». Il materiale dragato in porto, quindi, va smaltito in un certo modo.

A spiegare come, è il progetto preliminare presentato alla Regione dalla Dec, la ditta che gestisce l'impianto mobile posizionato direttamente in porto che tratta i fanghi. I materiali, infatti, appena dragati vengono scaricati in una vasca sulla banchina e da lì poi passano all'impianto, distante solo qualche centinaio di metri, che esegue un primo trattamento. Il documento spiega come l'impianto separi i materiali trasformando ghiaia e sabbia in materia prima secondaria. Il fango pressato o filter cake, che è il materiale più inquinato, ha invece due percorsi possibili a seconda del tasso di inquinamento, può cioè finire in discarica o essere riutilizzato come inerte.

Ma tutti i prodotti che escono dall' impianto vanno comunque portati con i camion in altri impianti autorizzati, come quello di Moscufo sequestrato nei giorni scorsi che accoglieva sia la sabbia che il cake. Per accelerare lo smaltimento del materiale dragato nei giorni scorsi la ditta Nicolaj ha iniziato a portare la sabbia in un altro impianto, mentre il cake, cioè il fango inquinato, viene ancora portato a Moscufo. Ma se un certo affanno nello smaltimento si è già visto per un dragaggio da 17 mila metri cubi, cioè quello che dovrebbe concludersi a fine giugno, c'è da chiedersi cosa potrebbe succedere nel caso in cui si riuscisse a ottenere di dragare quello che in tanti stimano come il fabbisogno minimo del porto, cioè almeno 80 mila metri cubi.

«Certo, se si arriverà a questo bisognerà provvedere a trovare un impianto adeguato», dice Goio, che è ancora in attesa di capire se l'ordinanza che doveva assegnargli i poteri, e in cui uno dei punti all'ordine del giorno è proprio un dragaggio più incisivo, verrà o meno modificata come richiesto dalla Regione. E che è ancora pronto a farsi da parte se questo non dovesse avvenire. «Per me», dice, «la soluzione resta comunque lo spostamento del fiume, che deve arrivare al di là della diga foranea. Altrimenti si può anche dragare tutto, ma l'anno dopo si torna punto e accapo».

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