Dragaggio porto Pescara, sprecati 2 milioni di euro

Ecco i costi per lavori mai realizzati, spese tecniche, analisi e consulenze

PESCARA. Il dragaggio fantasma costa alle casse della Regione 2 milioni di euro. Tra lavori appaltati e mai realizzati, analisi avvolte dall'ombra dell'inesattezza, spese tecniche e consulenze, lo sperpero di denaro pubblico raggiunge la cifra tonda. A questa somma, che da sola basterebbe a far accapponare la pelle di addetti ai lavori e rappresentanti istituzionali, bisogna aggiungere il milione chiesto dalla ditta Gregolin come risarcimento per i danni subiti. La conta dei danni per il mancato avvio delle operazioni di escavazione dei fondali del porto è destinata a crescere giorno dopo giorno. Andando a inglobare i 35 milioni di euro di fatturato persi da parte degli operatori commerciali che gravitano intorno allo scalo cittadino e i 74 posti di lavoro a rischio. Senza contare i 10 milioni di euro investiti negli ultimi anni dalla marineria e le perdite di quegli armatori costretti a trasferirsi nei porti di Ortona o Giulianova e di quelli che hanno deciso di rinunciare alle battute di pesca.

«E' una vicenda che scuote il nervosismo di tutti perché da tempo ha raggiunto contorni drammatici», scrolla la testa il commissario straordinario Guerino Testa, mentre invoca la costituzione di una class action e annuncia l'ennesimo incontro nei palazzi romani.

VERTICE CON IL PREFETTO. Martedì prossimo, a partire da mezzogiorno, è in programma una nuova riunione a Roma con il prefetto Franco Gabrielli per portare l'emergenza del porto di Pescara all'attenzione delle istituzioni centrali. Il commissario Testa, il sindaco Luigi Albore Mascia e il comandante della Capitaneria Luciano Pozzolano saranno ricevuti dal numero uno della Protezione civile e dai rappresentanti dei ministeri di Infrastrutture e Ambiente. «Al centro della riunione porrò quattro questioni importanti», annuncia Testa al termine dell'incontro di ieri mattina con Mascia, Pozzolano, il presidente della Camera di commercio Daniele Becci, l'assessore regionale alla Pesca Mauro Febbo e una delegazione di pescatori.

«Chiederò la modifica o l'integrazione del decreto relativo alla mia nomina», prosegue Testa, «in qualità di commissario devo sapere se posso fidarmi o no dell'Arta per le analisi. C'è poi bisogno di individuare una soluzione alternativa allo sversamento a mare dei fanghi e l'eventuale utilizzo della vasca di colmata, la risoluzione dei danni subiti dalla ditta Gregolin e i fondi a sostegno alla marineria, chiedendo alla Protezione civile di intervenire attingendo ai fondi Cipe».

FONDI FAS PER IL PORTO. Intanto, il consiglio provinciale di ieri mattina, aperto con un'interrogazione dell'Idv sul porto, ha votato all'unanimità la mozione del consigliere del Pd Antonio Di Marco per impegnare la giunta «ad attivare le iniziative necessarie per fare in modo che la Regione assegni 30 milioni di fondi Fas per risolvere le problematiche legate all'agibilità dello scalo». La stessa mozione sarà presentata anche al prossimo consiglio comunale. «Lo smaltimento a mare al momento è la soluzione meno dispendiosa», sottolinea il commissario Testa, «Oggi per lo sversamento in acqua si spendono 10 euro a metro cubo: che vuol dire 40 milioni di euro per dragare 400 mila metri cubi di materiali. Qualsiasi proposta alternativa costa dai 140 ai 150 euro a metro cubo. Poiché ai costi per l'escavazione vanno aggiunti quelli per il trattamento, il trasporto e infine lo smaltimento dei materiali, si arriva così a una cifra che non ha a disposizione nessuno, né la Regione né tantomeno il ministero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA