Dragaggio, prima fase conclusa: oggi il responso dei pescatori

La marineria torna in mare dopo il fermo, Camplone: «Adesso vediamo come vanno le manovre» Nei giorni scorsi prelevati quasi 3mila metri cubi di fanghi dal porto canale. Atteso l’esito delle analisi
PESCARA. Da stanotte i pescherecci cominceranno a lasciare le banchine del porto canale per tornare in mare e verificare gli effetti del primo escavo del dragaggio, cominciato il 10 settembre scorso. Per la fine del fermo pesca, in base a quanto previsto nel cronoprogramma stilato dalle istituzioni, andava garantita una prima pulizia dei fondali, ossia circa 6mila metri cubi di materiale da eliminare. Per ora ne sono stati dragati circa 3mila.
«Un lavoro durato meno di una settimana, così come abbiamo avuto modo di vedere. Per il momento restiamo con i piedi a terra e ci limitiamo ad attendere il responso nei prossimi giorni. La quantità di fanghi prelevata è inferiore a quella inizialmente prevista. L’intervento ha interessato la zona vicina ai moli guardiani, ma non il corridoio centrale. Al momento preferiamo non commentare. La pulizia, seppur minima, andava fatta. Ci aspettiamo altri prelievi, anche perché questa fase termina entro il 10 ottobre, così come annunciato nelle scorse settimane. Domani sapremo se le barche avranno problemi durante le manovre oppure no. Siamo comunque fiduciosi», riferisce Doriano Camplone, presidente Pesca professionale “Mimmo Grosso”.
La presidente di Aca spa Giovanna Brandelli, che da professionista del settore sta seguendo la procedura relativa al dragaggio, spiega: «Per il momento sono stati prelevati quasi 3mila metri cubi di fanghi ed è stato rimodellato il fondale per ripristinare il pescaggio. Attendiamo l’esito delle analisi da parte dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale), per il trattamento del materiale ritirato e conferito nella vasca di stoccaggio temporanea, allestita il 4 settembre e ormai già piena. Si procede dunque per step». Il materiale depositato deve essere caratterizzato da Arpa, secondo le norme di economia circolare e accortezze di gestione. La prima cernita consente di distinguere i sedimenti da utilizzare in mare da quelli da gestire a terra. La frazione dei fanghi non utilizzabile in mare, così come ha spiegato il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri prima dell’avvio delle operazioni di dragaggio, deve essere sottoposta a un’altra forma di trattamento: il materiale va igienizzato a terra e sottoposto a una seconda sessione di analisi per sapere se ci sono i requisiti per il riutilizzo in edilizia. La frazione che resta fuori anche dal possibile riutilizzo in edilizia, viene gestita come rifiuto in banchina con impianto mobile e con un abbattimento dei costi di smaltimento. Il primo escavo è stato dunque completato, ma bisogna attendere il risultato delle analisi per capire come svuotare la vasca. Nelle prime due giornate di dragaggio era già stata riempita per metà. Gli armatori chiedono il mantenimento delle promesse, ossia arrivare almeno al prelievo di 25mila metri cubi di fanghi. Nelle scorse settimane il presidente Sospiri ha garantito la prosecuzione delle procedure: 12mila tonnellate, ossia 10mila metri cubi circa di materiale, da portare fino a 23mila metri cubi. La prima fase, ossia quella da poco conclusa, è stata pensata per ripristinare le condizioni di sicurezza nelle aree di transito dei pescherecci, pronti a tornare in mare. L’intervento è il frutto di un lavoro sinergico tra Regione Abruzzo, l’Autorità di sistema portuale, l’Arpa, il Comune e tutti gli enti coinvolti. Il deputato Guerino Testa, che ha sollecitato incontri al ministero nei mesi scorsi, sottolinea: «Pescara merita infrastrutture moderne, sicure e funzionali. Questa prima fase di dragaggio, atteso da tempo, è la dimostrazione che le promesse vengono mantenute». «Noi continueremo a vigilare con attenzione, affinché il lavoro venga portato avanti, per risollevare le sorti della marineria», conclude Camplone.