Dragaggio, un’altra riunione a vuoto

Testa e Mascia incontrano il Provveditorato, sfuma l’ipotesi della vasca. Costantini: perditempo, risolvo io l’emergenza
PESCARA. Fumata nera, ieri mattina, nell’ennesima riunione per trovare una soluzione per il porto di Pescara: la vasca di colmata dove dovrebbero essere conferiti i fanghi, costerebbe tra i 10 i 20 milioni di euro e richiederebbe dagli 8 ai 12 mesi di tempo, costi ingenti e tempi biblici che hanno fatto scartare anche questa ipotesi. Qual è il destino del porto? E’ rinviata ancora, almeno a settembre, la decisione per tentare di salvare lo scalo pescarese nonostante il presidente della Provincia Guerino Testa e il sindaco Luigi Albore Mascia abbiano invocato anche ieri, attorno al tavolo con gli esperti dell’Ispettorato interregionale alle opere pubbliche, con il direttore ambientale dell’Arta Giovanni Damiani e con i tecnici della Regione, la «ricerca di una soluzione definitiva che consenta di dragare il porto» e siano pronti all’ennesimo viaggio a Roma per andare a battere cassa al ministero.
Ghigna, Carlo Costantini, pescarese e capogruppo dell’Idv in Regione, che qualche tempo fa si era proposto come commissario per sciogliere il nodo del dragaggio e che, dopo il nuovo forfait del tavolo tecnico, dice: «Sono signorine e perditempo». Non si sblocca, il porto: i fondali restano troppo bassi per essere navigati, le barche continuano a essere danneggiate e la marineria assiste ai rimbalzi di responsabilità. «Secondo le indicazioni del Provveditorato», dicono Testa e Mascia, «si può pensare di trasportare in una discarica il materiale dragato nel porto oppure di riutilizzarlo a seguito di un trattamento da effettuare o nel porto o in un impianto ad hoc», dicono Provincia e Comune dopo la riunione per aggiungere, poi, che «saranno i ministeri competenti a dover decidere perché tutte le soluzioni indicate sono attuabili solo nel giro di pochi mesi e richiedono investimenti consistenti che dovranno arrivare dal Governo». E’ per questo che oggi il sindaco andrà ancora dal presidente della Regione Gianni Chiodi a chiedere di sostenerlo e fare fronte comune ai ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti. «Chiediamo di sapere a strettissimo giro», dicono ancora Testa e Mascia, «in che modo il Governo che è proprietario dell’infrastruttura intenda salvarla dalla chiusura definitiva».
Non piace a Costantini una certa mollezza con cui, secondo il politico e avvocato, gli ex commissari e gli amministratori stanno affrontando la questione del porto per cui sono andati già in fumo 4 milioni e mezzo senza che, però, ci sia stata la svolta attesa. «Nominatemi commissario e preparo il terreno tecnico per risolvere il problema del dragaggio in novanta giorni e gratuitamente», scalpita Costantini che il 22 maggio scorso aveva già avanzato la sua candidatura a commissario. «E mi ripropongo anche adesso», continua il consigliere regionale, «considerato che chi è investito di responsabilità apicali continua a non produrre risultati».
Che c’entra Costantini con il porto? Dice il consigliere di essere, da pescarese, sufficientemente arrabbiato da prendersi a cuore un’emergenza dichiarata già dall’autunno del 2010, passata attraverso le proteste della marineria e i tentativi mai risolutivi. «Le soluzioni devono partire dal basso», dice, «dalla marineria, da chi conosce quella realtà da generazioni rispetto a chi l’ha studiata sui libri: quando la marineria diceva che la diga foranea era un errore i professori delle università dissero: “Che ne capite voi?”». Non ha ricevuto risposte ufficiali alla sua candidatura a commissario, racconta, perché «Chiodi mi ha detto che la nuova legge di riforma sulla Protezione civile la rende impossibile ma a me risulta che non è vero. Mi sono offerto e mi ripropongo gratuitamente perché tra i perditempo io sarei in grado di garantire quella spinta propulsiva: la spinta non è solo da tecnocrate ma anche emotiva, di partecipazione, di condivisione, di apertura di fronti con la Regione e con il Governo. Questa non è una partita per signorine».
Anche il Movimento 5 stelle Pescara si stringe attorno al porto e organizza per domenica alle 21.30 una manifestazione dal titolo «Il porto è una palude...come la politica». Se il presidente della Provincia e il sindaco di Pescara aspettano la convocazione a Roma, Costantini, intanto, detta la sua ricetta: «La prima cosa che farei da commissario è andare in procura a denunciare tutti quelli che si sono occupati fino ad oggi del fiume. Poi, andrei alla Corte dei conti all’Aquila a chiedere di agire nei confronti di chi ha speso milioni di euro senza risultati e, quindi, coinvolgerei gli attori e i protagonisti che ruotano attorno al porto perché le soluzioni devono partire dai pescatori».
Sul porto, infine, intervengono anche Fausto Di Nisio e Massimiliano Di Pillo di Pescara in Movimento. «Tutti sono consapevoli che esistono diverse soluzioni al problema insabbiamento del porto canale, ma tutti sanno anche che oltre all'eliminazione della banchina che ostruisce il normale deflusso delle acque del porto canale, oggi, se si vuole rigettare a mare il fango estratto non solo dall'ansa o darsena del porto, è necessario che quel fango venga trattato per eliminare le sostanze altamente nocive e tossiche presenti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA