Due lettere minatorie contro Chiodi

Spedite a Comune e assessorato alla Sanità, nel mirino anche la Baraldi oltre a D'Amario
PESCARA. Un testo stringato con minacce di morte a tre esponenti della sanità pescarese e regionale: il presidente della Regione e commissario alla sanità Gianni Chiodi, il sub commissario Giovanna Baraldi e il direttore della Asl di Pescara Claudio D'Amario. E' in due lettere recapitate quasi contemporaneamente martedì mattina in due sedi diverse e, ora, sequestrate dagli investigatori, che tre esponenti di rilievo sono stati minacciati.
Il primo plico è stato inviato all'assessorato regionale alla Sanità in via Conte di Ruvo con un breve testo e recando all'interno un protettile deformato e polvere da sparo. L'altro, invece, è arrivato all'ufficio protocollo del Comune di Pescara intestato al sindaco Luigi Albore Mascia che non figura tra i destinatari delle minacce. Questa seconda lettera, con un testo leggermente diverso dall'altra ma dello stesso tenore, è stata accompagnata da fili di rame interpretati come una sorta di base per preparare un ordigno.
SANITA' MINACCIATA. E' la sanità ad essere colpita attraverso i due nomi più importanti della regione, il presidente della Regione e commissario alla Sanità Gianni Chiodi e il suo numero due, il sub commissario Giovanna Baraldi. Sono loro i destinatari delle minacce di morte in un testo scarno, di poche righe, probabilmente scritto a mano, in cui le minacce sono personali ma, di rimando, al settore che Chiodi e Baraldi rappresentano. Ma c'è un terzo nome legato territorialmente a Pescara ed è quello del direttore generale della Asl Claudio D'Amario che, due giorni fa, si era detto «allarmato da un gesto di enorme gravità». Una lettera è stata consegnata al sesto piano dell'assessorato e l'altra all'ufficio protocollo del Comune il cui personale, secondo la prassi, è autorizzato ad aprire le lettere inviate al sindaco. Un'operazione che viene svolta con i guanti di lattice: quando la busta è stata aperta, è stata portata al sindaco con la premura di non toccarla. A quel punto, è scattato l'allarme e la Digos è piombata in Comune.
LE INDAGINI. Due sono i filoni che gli investigatori stanno seguendo: la lettera e il proiettile arrivati all'assessorato regionale sono stati sequestrati dai carabinieri guidati dal capitano Claudio Scarponi, mentre sul plico arrivato in Comune indaga la Digos diretta da Leila Di Giulio. Gli investigatori lasciano aperte tutte le porte, dal gesto di un folle a quello che invece potrebbe essere legato a un clima di tensione all'interno della sanità. Il pm Annalisa Giusti ha aperto un'inchiesta contro ignoti per minacce aggravate mentre sull'eventuale rafforzamento delle misure di sicurezza saranno le questure competenti - i tre minacciati non abitano infatti a Pescara - a esprimersi su un'eventuale scorta da assegnare.
LA SOLIDARIETA'. «Ai destinatari va la nostra solidarietà umana e politica e il sostegno incondizionato affinchè non indietreggino dalle attività coraggiosamente intraprese e che forse hanno dato fastidio a qualcuno», dice il consigliere regionale Pdl e portavoce del gruppo alla Regione Riccardo Chiavaroli. «Speriamo che si tratti di un gesto di un mitomane». Un messaggio per D'Amario arriva, poi, da Gabriele Pasqualone del sindacato Fials: «Massima solidarietà a D'Amario eppure il mio sindacato, già un anno fa, denunciò un clima di tensione e anomalo all'interno della Asl. Per smussarlo, occorre più trasparenza, maggiore apertura ai problemi e non agire come padroni».
Il primo plico è stato inviato all'assessorato regionale alla Sanità in via Conte di Ruvo con un breve testo e recando all'interno un protettile deformato e polvere da sparo. L'altro, invece, è arrivato all'ufficio protocollo del Comune di Pescara intestato al sindaco Luigi Albore Mascia che non figura tra i destinatari delle minacce. Questa seconda lettera, con un testo leggermente diverso dall'altra ma dello stesso tenore, è stata accompagnata da fili di rame interpretati come una sorta di base per preparare un ordigno.
SANITA' MINACCIATA. E' la sanità ad essere colpita attraverso i due nomi più importanti della regione, il presidente della Regione e commissario alla Sanità Gianni Chiodi e il suo numero due, il sub commissario Giovanna Baraldi. Sono loro i destinatari delle minacce di morte in un testo scarno, di poche righe, probabilmente scritto a mano, in cui le minacce sono personali ma, di rimando, al settore che Chiodi e Baraldi rappresentano. Ma c'è un terzo nome legato territorialmente a Pescara ed è quello del direttore generale della Asl Claudio D'Amario che, due giorni fa, si era detto «allarmato da un gesto di enorme gravità». Una lettera è stata consegnata al sesto piano dell'assessorato e l'altra all'ufficio protocollo del Comune il cui personale, secondo la prassi, è autorizzato ad aprire le lettere inviate al sindaco. Un'operazione che viene svolta con i guanti di lattice: quando la busta è stata aperta, è stata portata al sindaco con la premura di non toccarla. A quel punto, è scattato l'allarme e la Digos è piombata in Comune.
LE INDAGINI. Due sono i filoni che gli investigatori stanno seguendo: la lettera e il proiettile arrivati all'assessorato regionale sono stati sequestrati dai carabinieri guidati dal capitano Claudio Scarponi, mentre sul plico arrivato in Comune indaga la Digos diretta da Leila Di Giulio. Gli investigatori lasciano aperte tutte le porte, dal gesto di un folle a quello che invece potrebbe essere legato a un clima di tensione all'interno della sanità. Il pm Annalisa Giusti ha aperto un'inchiesta contro ignoti per minacce aggravate mentre sull'eventuale rafforzamento delle misure di sicurezza saranno le questure competenti - i tre minacciati non abitano infatti a Pescara - a esprimersi su un'eventuale scorta da assegnare.
LA SOLIDARIETA'. «Ai destinatari va la nostra solidarietà umana e politica e il sostegno incondizionato affinchè non indietreggino dalle attività coraggiosamente intraprese e che forse hanno dato fastidio a qualcuno», dice il consigliere regionale Pdl e portavoce del gruppo alla Regione Riccardo Chiavaroli. «Speriamo che si tratti di un gesto di un mitomane». Un messaggio per D'Amario arriva, poi, da Gabriele Pasqualone del sindacato Fials: «Massima solidarietà a D'Amario eppure il mio sindacato, già un anno fa, denunciò un clima di tensione e anomalo all'interno della Asl. Per smussarlo, occorre più trasparenza, maggiore apertura ai problemi e non agire come padroni».
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