E a Chieti il sindaco cancella i partigiani

Che ne dite del sindaco che pur di non scrivere la parola “partigiani” fa un salto mortale triplo nella storia? Sui manifesti che annunciano le celebrazione del 25 aprile la parola non esiste. È sparita. Per il primo cittadino di Chieti, i partigiani devono avere lo stesso effetto della kryptonite per Superman. Pur di non rievocarli, Umberto Di Primio ha annunciato, per venerdì prossimo, la celebrazione dell’anniversario di “Chieti città aperta”. Ma Chieti lo divenne il 24 marzo del ’44: un anno, un mese e un giorno prima della Liberazione. Più che di una piroetta nella storia sembra essere un pasticcio di date e commemorazioni. O, come dicono dall’Anpi di Chieti, una censura bella e buona del primo cittadino che, sempre su quel manifesto che indigna l’Associazione dei partigiani, amplia lo scenario bellico e, pur di non scrivere quella parola, definisce il 25 aprile come l’occasione per condannare «tutte le guerre mondiali». Proprio tutte, anche quelle in Crimea, Vietnam e Iraq? Immaginiamo che a un sindaco ateo non piaccia il nome Wojtyla e che annunci, su un manifesto, l’evento di domenica prossima a Roma come la santificazione di “un polacco ferito in piazza San Pietro”. Il paragone è assurdo, anzi è blasfemo. Quasi come la parola “partigiani” cancellata dal sindaco di centrodestra.