Ecco Zeman, lo spettacolo può iniziare

Accordo per un anno, previsto un premio per la promozione
PESCARA. Una stretta di mano a notte inoltrata, davanti al tavolo di un ristorante di Roma. Comincia così la nuova avventura di Zdenek Zeman, e comincia così un nuovo capitolo della storia del Pescara. Lo spettacolo può avere inizio.
Come andrà a finire lo sapremo al termine della stagione, ma il divertimento è assicurato fin d'ora. Gol e spettacolo in campo sono la cifra stilistica dell'allenatore boemo - insieme al 4-3-3, il suo marchio di fabbrica - ma non sono gli unici elementi distintivi di un umo che è sempre andato controcorrente. Cioè contro il "sistema", contro il doping, contro l'abuso di farmaci negli spogliatoi, contro i torti arbitrali che favoriscono le grandi squadre. Zeman può essere criticato come allenatore, ma la sua dirittura morale è fuori discussione.
La cena notturna di Roma ha dunque suggellato il patto fra la dirigenza biancazzura e il tecnico. La firma sul contratto ancora non c'è - sarà apposta sabato mattina, prima della presentazione ufficiale del nuovo allenatore al porto turistico, alle 12 - ma, ha spiegato il presidente De Cecco, «martedì sera a tavola, abbiamo posto la mia e la sua firma su un foglio come impegno tra persone serie quali siamo». I termini dell'accordo dovrebbero essere questi: contratto di un anno (come è costume di Zeman), 270mila euro a stagione, più un premio promozione di centomila euro. Il boemo, oltre ad essere l'allenatore della prima squadra sarà anche il direttore tecnico del club biancazzurro.
I tifosi - qualcuno è scettico, a dire il vero, come riferiamo nell'articolo sui messaggi arrivati alla nostra pagina Facebook - si augurano ovviamanete che l'Adriatico possa diventare Zemanlandia, rinverdendo i fasti del Foggia dei miracoli o della Roma guidata dal tecnico boemo. Quella Roma in cui fra i tre di centrocampo c'era un giovane talentuoso: Eusebio Di Francesco. L'allievo lascia dunque il posto al maestro, la sorte del calcio ha voluto così. La stessa sorte che stava per far incrociare le strade di Zeman e del Pescara già venticinque anni fa. Alla vigilia della stagione 1986-87 la dirigenza biancazzurra aveva proprio pensato al boemo come allenatore, sembrava che la cosa potesse andare in porto e invece non se ne fece nulla.
Sulla panchina del Pescara arrivò invece un "tale" Giovanni Galeone, mentre Zeman accettò l'offerta di Pasquale Casillo trasformando il Foggia nella sua prima Zemanlandia. Due miracoli calcistici, comunque, perché Galeone a Pescara iniziò un'altra epopea e in quanto a spettacolo, divertimento e soddisfazioni i tifosi ne ebbero in abbondanza.
L'ultima panchina di Zeman, tuttavia, non è stata delle più felici. Questa volta il suo verbo calcistico a Foggia non ha prodotto i risultati sperati. Con la peggior difesa e il miglior attacco del girone B di Prima divisione (Zeman è così, prendere o lasciare) il Foggia ha solo sfiorato i play off, mentre il boemo era stato richiamato da Casillo nella speranza di una promozione in B. L'avrebbe tenuto volentieri, ma lui è stato inflessibile. «Vado via perché non sono soddisfatto del mio lavoro», aveva detto, spiegando la sua decisione, ma c'era anche dell'altro: «Abbiamo subìto troppi torti arbitrali e quindi non resto per evitare di danneggiare il Foggia». Come dire: non sono riuscito a portare la squadra ai play off, ma comunque non me l'avrebbero permesso. Il personaggio è scomodo e non ha mai fatto niente per ammorbidirsi. Di sicuro dove passa lascia una traccia.
Come andrà a finire lo sapremo al termine della stagione, ma il divertimento è assicurato fin d'ora. Gol e spettacolo in campo sono la cifra stilistica dell'allenatore boemo - insieme al 4-3-3, il suo marchio di fabbrica - ma non sono gli unici elementi distintivi di un umo che è sempre andato controcorrente. Cioè contro il "sistema", contro il doping, contro l'abuso di farmaci negli spogliatoi, contro i torti arbitrali che favoriscono le grandi squadre. Zeman può essere criticato come allenatore, ma la sua dirittura morale è fuori discussione.
La cena notturna di Roma ha dunque suggellato il patto fra la dirigenza biancazzura e il tecnico. La firma sul contratto ancora non c'è - sarà apposta sabato mattina, prima della presentazione ufficiale del nuovo allenatore al porto turistico, alle 12 - ma, ha spiegato il presidente De Cecco, «martedì sera a tavola, abbiamo posto la mia e la sua firma su un foglio come impegno tra persone serie quali siamo». I termini dell'accordo dovrebbero essere questi: contratto di un anno (come è costume di Zeman), 270mila euro a stagione, più un premio promozione di centomila euro. Il boemo, oltre ad essere l'allenatore della prima squadra sarà anche il direttore tecnico del club biancazzurro.
I tifosi - qualcuno è scettico, a dire il vero, come riferiamo nell'articolo sui messaggi arrivati alla nostra pagina Facebook - si augurano ovviamanete che l'Adriatico possa diventare Zemanlandia, rinverdendo i fasti del Foggia dei miracoli o della Roma guidata dal tecnico boemo. Quella Roma in cui fra i tre di centrocampo c'era un giovane talentuoso: Eusebio Di Francesco. L'allievo lascia dunque il posto al maestro, la sorte del calcio ha voluto così. La stessa sorte che stava per far incrociare le strade di Zeman e del Pescara già venticinque anni fa. Alla vigilia della stagione 1986-87 la dirigenza biancazzurra aveva proprio pensato al boemo come allenatore, sembrava che la cosa potesse andare in porto e invece non se ne fece nulla.
Sulla panchina del Pescara arrivò invece un "tale" Giovanni Galeone, mentre Zeman accettò l'offerta di Pasquale Casillo trasformando il Foggia nella sua prima Zemanlandia. Due miracoli calcistici, comunque, perché Galeone a Pescara iniziò un'altra epopea e in quanto a spettacolo, divertimento e soddisfazioni i tifosi ne ebbero in abbondanza.
L'ultima panchina di Zeman, tuttavia, non è stata delle più felici. Questa volta il suo verbo calcistico a Foggia non ha prodotto i risultati sperati. Con la peggior difesa e il miglior attacco del girone B di Prima divisione (Zeman è così, prendere o lasciare) il Foggia ha solo sfiorato i play off, mentre il boemo era stato richiamato da Casillo nella speranza di una promozione in B. L'avrebbe tenuto volentieri, ma lui è stato inflessibile. «Vado via perché non sono soddisfatto del mio lavoro», aveva detto, spiegando la sua decisione, ma c'era anche dell'altro: «Abbiamo subìto troppi torti arbitrali e quindi non resto per evitare di danneggiare il Foggia». Come dire: non sono riuscito a portare la squadra ai play off, ma comunque non me l'avrebbero permesso. Il personaggio è scomodo e non ha mai fatto niente per ammorbidirsi. Di sicuro dove passa lascia una traccia.
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