Edipo Re in tribunale, l’editoriale di Luca Telese

30 Maggio 2025

Il momento in cui le supplici del D’Annunzio, con i guanti di lattice nero, le mascherine, e Athena con la lancia hanno preso la parola in coro, per porci le grandi domande senza tempo, è stato, per me, l’attimo in cui si fermano tutti gli orologi

PESCARA. C’è stato un momento bello e irripetibile – come sempre accade – nella mattinata di ieri, nel cuore del tribunale di Pescara. Immaginate la scena: una sala da cinquecento posti, l’Aula Alessandrini gremita di ragazzi. Silenzio assoluto, magistrati che dialogano con i ragazzi dei licei, una pioggia di domande senza rete. C’erano la tragedia greca e le foto di Gaza, Eschilo e le bombe in Ucraina, miscelati con la splendida messa in scena degli studenti del Classico, la musica, i costumi. E poi una raffica di interventi con immagini – il contributo dei ragazzi dello Scientifico – per raccontare le storie dei grandi processi: da Galileo Galilei a Nelson Mandela, da Sacco e Vanzetti a Julian Assange.

Ma il momento in cui le supplici del D’Annunzio, con i guanti di lattice nero, le mascherine, e Athena con la lancia hanno preso la parola in coro, per porci le grandi domande senza tempo, è stato, per me, l’attimo in cui si fermano tutti gli orologi. C’è una grande irripetibile dote, nel teatro: quella di parlare al cuore e di illuminare la mente. La legge può sbagliare? Una condanna può essere ingiusta? Si può disubbidire a un ordine che viola i diritti umani?

C’è stato un grande lavoro preparatorio dietro queste tre ore incandescenti, scandite con il bastone del rapsodo e il ritmo di un talk show. C’è stato il coraggio dei magistrati: aprire le porte del tempio della giustizia, mettersi in gioco senza nessuna riserva. C’è stata la grandezza dei professori della scuola pubblica italiana: eruditi, drammaturghi, missionari. Ma, sopra ogni cosa, c’è stato questo enorme dono, che per me è stato scolpito nel calendario, dai monologhi di questi ragazzi: la passione civile che lega i fili della storia e il tesoro senza tempo della cultura.

Una grande ovazione. Ero commosso. Ma non per loro, che hanno ballato in questa festa: per noi, che su quei banchi pieni di curiosità e passione non torneremo mai più. Non so e non posso dire cosa faranno nella loro vita i ragazzi dei licei, dopo questa grande lezione civile. Ma sono sicuro di una cosa: andranno dove vorranno, e arriveranno lontano. Con la lancia di Athena infilata nel loro bagaglio. Per sempre.

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