«Erano sotto choc, piangevano di felicità»

Il racconto di uno dei primi soccorritori: scaviamo con turni di sei ore di fila, non ci fermeremo

PENNE. Chef per lavoro, soccorritore per vocazione e passione. Pennese purosangue con radici a stelle e strisce. Paolo Di Quinzio, nato a New York il 29 agosto del 1980, ma cresciuto da sempre nel capoluogo vestino, è uno degli angeli della catastrofe di Rigopiano. Fa parte del soccorso alpino e speleologico di Penne ed in paese lo conoscono tutti, soprattutto gli amanti della montagna e dell'arrampicata sportiva. Non è la prima volta che insieme alla sua squadra interviene per salvare persone rimaste intrappolate, disperse o colpite da slavine nelle montagne abruzzesi. È stato uno dei primi ad intervenire a Rigopiano. Ha raggiunto l'albergo insieme agli altri soccorritori in condizioni difficili. «Siamo partiti per raggiungere l'albergo non appena siamo stati avvisati della terribile valanga. All'altezza di Farindola dovevamo salire dietro la turbina, ma questa aveva difficoltà e così, senza alcun indugio, siamo saliti con due squadre con gli sci. Individuare e raggiungere la struttura è stato difficile per via delle condizioni meteo e per il fatto che la struttura era sommersa dalla neve. A intervenire per primi con gli sci siamo stati noi del soccorso alpino e gli uomini della finanza. Era notte, ma una volta giunti nella struttura abbiamo subito iniziato a scavare per trovare qualche superstite. Naturalmente lo abbiamo fatto in maniera oculata e rispettando tutte le procedure di intervento. La turbina ha aperto la strada, ad una corsia, solo in mattinata (giovedì)».

Le operazioni poi come sono andate avanti? «Le operazioni non si sono mai interrotte, giorno e notte. Sono venute in aiuto le squadre delle regioni limitrofe: dal Lazio, dal Molise e da tutto il Nord a darci supporto. Tutte le squadre si alternano in base a dei turni di sei ore ed in questo modo ci diamo il cambio anche per recuperare forze e lucidità. Dopo il ritrovamento dei primi superstiti abbiamo ancor di più intensificato le ricerche».

Quali emozioni avete provato durante i soccorsi e dopo il ritrovamento dei primi superstiti?

«Per noi che conosciamo le persone rimaste intrappolate è stata ed è una emozione doppia. Dobbiamo però rimanere lucidi e continuare a lavorare con competenza e professionalità. Stiamo lavorando e continueremo nelle prossime ore».

In che condizioni avete trovato i superstiti?

«Sotto choc. Quasi tutti, hanno reagito con sorrisi e pianti di gioia. I superstiti sono stati tutti recuperati con pesanti livelli di ipotermia, prontamente curati dai nostri medici. Sono stati tutti trasportati immediatamente in ospedale, a bordo degli elicotteri. Un contributo fondamentale è stato fornito dall'undicesimo Reparto Volo della polizia di Pescara, che ha permesso di portare sul posto i sanitari. La notte c'era anche una unità cinofila». È stata un'intervista veloce e concreta quella con Paolo Di Quinzio, capostazione Tesa del Soccorso Alpino pennese.

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