Esami truccati alla D'Annunzio, subito a processo Panzone

30 Ottobre 2014

Giudizio immediato per il docente di Scienze manageriali accusato di corruzione. Chiesto il rinvio a giudizio per 5: nei guai un altro prof e il sindaco di Manfredonia

PESCARA. Era stato arrestato ai domiciliari con l’accusa di aver pilotato gli esami mosso, come aveva scritto il gip, «dalla necessità impellente di reperire denaro». L’inchiesta, la prima su presunti esami truccati nella facoltà di Scienze manageriali dell’università d’Annunzio, aveva messo nei guai il professor Luigi Panzone, 58 anni, di Pianella, professore associato di Tecnica bancaria alla facoltà di Scienze manageriali dell’università D’Annunzio e accusato di corruzione e falso. Per il pm Valentina D’Agostino c’era «l’evidenza della prova», così ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per il professore, il rito speciale che farà saltare l’udienza preliminare proiettando il docente, assistito dagli avvocati Giovanni Cerella e Federico Squartecchia, direttamente al processo: in aula si tornerà il 6 novembre.

Il nome di Panzone era finito nell’inchiesta della Digos di Leila Di Giulio in cui erano finiti anche quelli che il gip aveva definito come «due studenti lavoratori» ovvero il sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi, l’imprenditore Michele D’Alba, il professore di Lingua Inglese Nicola De Marco, la componente della commissione d’esame Margherita Tinari ela compagna di Panzone, Joelle Touitou.

Per questi nomi, invece, il pm ha chiesto il rinvio a giudizio e l’udienza è stata fissata al 27 gennaio 2015. Per i cinque le accuse sono diverse perché il sindaco di Manfredonia è accusato di corruzione, falso e peculato, De Marco e Tinari devono rispondere solo di falso, mentre l’imprenditore D’Alba e Touitou di corruzione.

L’accusa contesta al professor Panzone di aver ottenuto «la promessa di 50 mila euro da Riccardi in cambio del superamento di alcuni esami» e «di aver ricevuto 13 mila euro da D’Alba per le agevolazioni» ma anche di aver segnalato i due studenti lavoratori a «docenti compiacenti». Inizialmente nell’inchiesta non era finita la compagna di Panzone, ora coinvolta «per concorso morale» perché, come illustra l’accusa, «determinava e rafforzava il proposito del compagno con cui elaborava la strategia inerente la trattativa illecita con Riccardi».

Panzone, durante l’interrogatorio, si era difeso dicendo di non aver mai preso soldi così come il sindaco di Manfredonia Riccardi, difeso dall’avvocato Giuliano Milia, aveva detto al gip di non aver «promesso soldi». Ma il pm ha comunque chiesto il rinvio a giudizio per Riccardi e D’Alba così come per i due accusati di falso, il professor De Marco e Tinari.

De Marco è accusato di aver «attestato falsamente il superamento dell’esame scritto e orale di Lingua inglese I da parte di Riccardi nonostante il mancato raggiungimento della sufficienza». Anche il docente, difeso dall’avvocato Augusto La Morgia, aveva rigettato le accuse sostenendo la regolarità degli esami e aggiungendo di non conoscere il sindaco Riccardi a causa dell’alto numero di studenti. Ma per quell’esame è stata coinvolta, sempre con l’accusa di falso, anche Tinari, componente della commissione e sottoscrittrice del verbale.

Se per Panzone è stata accolta la richiesta di giudizio immediato, per gli altri cinque l’udienza preliminare inizierà il 27 gennaio del prossimo anno.

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