Faccioni e slogan, gli sprinter della preferenza

Mancano le liste, ma la città è già tappezzata di manifesti. E c’è una sola donna

PESCARA. L’aspirante sindaco del Pdl, senza l’amato mezzo sigaro che non fa comunicazione, dall’alto di manifesti 6 metri per 3 accoglie i viaggiatori alla stazione, scruta gli automobilisti alla rotonda di via Caduta del Forte, domina l’ingresso sud della città a San Silvestro spiaggia. «Io Credo in Te» recita lo slogan, rafforzato dalla mano sul petto, auspicio che siano i cittadini, semmai, a credere in Lui. Al primo round della visibilità Luigi Albore Mascia si è portato avanti. Che vinca è tutto da verificare, ché l’avversario sul ring ancora non è salito. Aspettando Marco Alessandrini e il Pd, la campagna elettorale parte in sordina sia per l’effetto sisma sia perché ci sono ancora 40 giorni prima del voto. A competere con il manifesto formato maxi del candidato del Pdl, sono solo in due della stessa squadra: Nico Lerri, per cui «Pescara» è «il bene più grande», per la quale necessita «Pianificare il cambiamento».

E Carlo Masci con Pescara Futura-Rialzati Abruzzo, il cui messaggio obbliga ad arrestare l’auto per leggerlo tutto: «Comprendere che gli uomini, insieme, sono capaci di creare lo spazio della loro vita e del proprio futuro...da oltre 15 anni questa per noi è la Politica». L’indirizzo mail pare d’obbligo in una campagna conservatrice, in giacca e cravatta, al massimo in maniche di camicia, tra rassicuranti sfondi di mare e sorrisi stirati. Oppure con sguardi tra il riflessivo e il profondo. Giuliano Diodati fa professione d’amore: «Pescara, una questione di cuore!», ma dimentica di far apporre lo schieramento al quale appartiene. Renato Ranieri (Pdl) resta in zona cardiaca: «Ascolta il battito...Pescara rinasce». L’ex vice sindaco Gianni Teodoro rinuncia al volto e ammonisce: «Pescara è tua». Come dire, guai a sbagliare nell’urna. Vanno di moda i puntini di sospensione, che paiono annunciare qualcosa di importante per il futuro. Oppure riprendono discorsi già avviati.

Con il rischio, però, di essersi persi qualche puntata. Roberto Renzetti (Pdl), con pollice e indice sotto il mento, si autocandida «...per continuare l’impegno». Pare che sia sempre questione di impegno. «Il tuo sostegno. Il mio impegno», certifica Gianni Santilli (Pescara Futura). «Il mio impegno, la tua fiducia», replica Cerolini Forlini (Pdl), che sbottona la camicia ma omette il nome. Antonio Sabatini (Pdl) non si sbilancia, ma lascia intendere: «Semplicemente...per Pescara». E c’è chi continua a scendere in campo, tre lustri dopo Berlusconi. Nicola Ricotta (Pdl): «Per Pescara...di nuovo in campo». «Il nuovo in Comune: uno di voi», è lo slogan di Giancarlo Cerullo (lista Teodoro), che indica mail e telefono «per informazioni». La lista civica centrista “Pescara nuova” prende subito le distanze, definendosi «fuori dai giochi dei partiti» e lancia un invito al cittadino: «Un’altra politica si può fare, vieni anche tu con noi», e via con cinque nomi e altrettanti numeri di telefono.

Candidato sindaco? Ugo Zuccarini, garante nell’ordine di: «Moralità e trasparenza, difesa della famiglia, politiche sociali, tutela dell’ambiente, attenzione alla sanità e alla sicurezza». Da sentenza inappellabile l’altra civica “Pescara cinque stelle”, legata a Beppe Grillo: «La legge li manda davanti ai giudici, voi mandateli tutti a casa!!». Nessun volto, un committente: Stefano Murgo. Il Pdl si affaccia anche in Provincia, con il candidato presidente Guerino Testa che gioca con le parole («46 interessi comuni») e il capogruppo uscente di Forza Italia Vincenzo Berghella che si limita a un laconico «Cambia l’amministrazione provinciale di Pescara». In Comune, il Pd è rappresentato solo da Massimo Sfamurri che mette da parte gli slogan, ma invita gli elettori a un contatto diretto via sms, mail o telefono: «Puoi fare uno squillo», ammicca. Con una promessa, quella sì impegnativa: «Ti ricontatto io...». Ma in fondo è presto, ché le liste ancora vanno confezionate, e di manifesti se ne vedono pochi in giro. Come i trotter: per ora vanno in giro solo quelli con «Dire, fare, cambiare», targati Adele Caroli (Pdl). Che, sola, sventola la bandiera delle donne.