File al Pronto soccorso: ai pazienti in attesa serviti anche i pasti

5 Febbraio 2023

Pettinari (M5S) presenta un rapporto sulle carenze dell’ospedale «Mancano troppi posti letto e il personale sanitario non è sufficiente»

PESCARA. «Mancano i posti letto: ce ne sono 150 pronti per la Asl di Pescara ma la Regione non li sblocca. Invece è ora di attivare il riordino della medicina territoriale, a partire dalla riapertura delle guardie mediche che non rispondono se bussi alla porta e non fanno ambulatorio». «Il pronto soccorso sta diventando un reparto ospedaliero come gli altri, con le barelle nei corridoi, i pazienti nascosti dietro gli angoli che restano in osservazione tante di quelle ore al punto che usufruiscono della distribuzione dei pasti, cosa mai vista in un dipartimento di emergenza». «Manca il personale: attualmente sono 23 i medici in servizio, 70 infermieri, 40 operatori socio sanitari, occorrono almeno altre 26 unità professionali, per sopportare un carico di 80mila accessi l'anno», almeno 100 giornalieri e 400 nei periodi di maggiore affluenza.
Dopo mesi di appelli, denunce, proteste e dopo essersi anche incatenato davanti al presidio sanitario di via Fonte Romana, il vice presidente del Consiglio regionale, Domenico Pettinari, rende noto un «dossier esplosivo», dove mette nero su bianco le criticità del pronto soccorso di Pescara e del sistema sanitario regionale dopo «aver analizzato numeri, carteggi e metodologie», presentato ieri mattina nel palazzo regionale di piazza Unione alla presenza di Rossella Di Meco, capo della segreteria della vice presidenza; operatori sanitari e del 118, utenti. Pettinari traccia un'analisi, esposta con una interrogazione al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio e all'assessore alla Salute, Nicoletta Verì. «Questa sanità targata centrodestra è un copione della precedente di centrosinistra». Però lancia un appello all'utenza a seguito delle varie aggressioni subite dal personale medico e infermieristico: «Non prendetevela con loro, non sono messi nelle condizioni di operare al meglio, vanno solo elogiati e ringraziati per i sacrifici e l'abnegazione». Poi si lancia all'attacco: «Il pronto soccorso va in sovraffollamento per molteplici ragioni: migliaia di persone non dovrebbero neppure entrarci ma rivolgersi alla medicina territoriale, che però non funziona. Tre fattori, entrata, interno e uscita, che combinati, spesso hanno portato al catastrofico risultato di dover chiudere il pronto soccorso e dirottare i pazienti verso Penne e Popoli. I distretti sanitari dovrebbero essere aperti h24, così come le guardie mediche che dovrebbero fare le veci dei medici di famiglia e garantire assistenza nei fine settimana; il rallentamento di visite e diagnosi creano liste d'attesa lunghissime. Sapete dove sono finiti tutti i letti un tempo nei corridoi di Geriatria o Medicina? Nei pronto soccorso, dove i pazienti sono nascosti negli anfratti e il personale non ha una visione d'insieme. Anziani e fragili che aspettano ore prima di essere trasferiti nei reparti: vana attesa, spesso, per carenza di posti letto».
Un medico del 118, Nando Del Giovane, 67 anni e 40 di servizio, rivela: «Siamo convenzionati ma non abbiamo gli stessi diritti dei medici dipendenti, ovvero Tfr, tredicesima, legge 104, congedo parentale. Ma ugualmente ci siamo proposti più volte per aiutare i colleghi del pronto soccorso, nessuno ci risponde». L'operatrice sanitaria Barbara Pecoriello lancia l'allarme: «Il personale sovraccarico è sempre più esposto ad errori, i medici hanno paura di andare a lavorare». «E la gente ha paura di morirci, nel pronto soccorso», conclude Pettinari.