Pescara

Femminicidio, il gip conferma: “Mancini voleva uccidere anche il nipotino”

13 Ottobre 2025

Tragedia di Lettomanoppello, ecco quanto scrive il gip di Pescara nell’ordinanza di convalida dell’arresto: “Mancanza totale di autocontrollo, se torna in libertà può ripetere il comportamento delittuoso”

PESCARA. "Non vi è dubbio sull'idoneità della condotta adottata dall'indagato a cagionare la morte del nipote". E' quanto scrive il gip di Pescara Francesco Marino nell'ordinanza di convalida dell'arresto di Antonio Mancini, il 69enne accusato dell'omicidio della ex moglie, Cleria Mancini, 66 anni, e del tentato omicidio del nipote 12enne, avvenuti nel pomeriggio di giovedì 9 ottobre a Lettomanoppello, nel Pescarese. L'uomo, infatti, avrebbe sparato contro l'auto dietro cui si nascondeva il nipote. Il ragazzino, si legge infatti nel provvedimento, "avendo probabilmente udito il primo colpo e compreso ciò che stava accadendo", mentre la nonna si accasciava a terra dopo essere stata colpita, "si fermava vicino ad un'autovettura parcheggiata poco distante dall'indagato". Nello stesso momento Mancini ha sparato "un ulteriore colpo che attinse e ruppe il lunotto posteriore della suddetta autovettura, mandandolo in frantumi".

Il 12enne, ascoltato subito dopo i fatti, ha spiegato di essere uscito con la nonna e i loro cani. Mentre i due stavano tornando a casa è arrivato il 69enne che, a bordo del suo veicolo per disabili, ha iniziato a importunarli "mediante continue minacce del tipo 'vi uccido tutti'. Nonna e nipote hanno proseguito, ma a un certo punto Mancini "raggiunse la donna, si affiancava alla medesima e la colpì con un primo colpo di pistola. Il ragazzo - si legge ancora - riferiva poi di essere sicuro che il nonno avesse sparato un secondo colpo di pistola nei suoi confronti, poiché lo vide rivolgere l'arma nella sua direzione". La volontà di uccidere il nipote, scrive il gip, è dovuta al "forte risentimento nei confronti del figlio, che il padre voleva sfogare colpendo il discendente negli affetti più profondi".

Il gip di Pescara Francesco Marino ha convalidato l'arresto disponendo che Mancini resti in carcere. Secondo il giudice, considerando "il violento comportamento tenuto dall'indagato verso la moglie, il nipote, ma anche nei confronti delle persone che quel giorno venivano in qualche modo a contatto con lui, nonché verso i militari intervenuti, valutati congiuntamente alle numerose e recenti condanne cui egli è stato sottoposto", c'è una "allarmante pericolosità ed una totale assenza di autocontrollo, certamente tale da rendere estremamente probabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi".

Dopo aver sparato alla moglie, infatti, il killer è entrato in un bar gestito da parenti, a cui avrebbe detto "ho ucciso vostra zia e adesso devo uccidere altre due persone". Il tutto mostrando la pistola e sparando un colpo verso l'esterno. Poi si è allontanato e ha raggiunto Turrivalignani, paesino a pochi chilometri di distanza. Lì ha sparato tre colpi contro l'automobile di un amico di famiglia. Un ulteriore colpo lo avrebbe esploso contro il campanile della chiesa presente in piazza. Nello stesso punto, dopo circa mezz'ora di trattative, Mancini è stato immobilizzato e arrestato dai carabinieri. L'indagato, prima di essere bloccato, avrebbe sfidato anche i militari, invitandoli a "uscire allo scoperto" e a "avvicinarsi a lui".