Fira, la Regione non chiede i danni

Solo la finanziaria dell’Ente si costituisce parte civile al processo

PESCARA. La Fira chiede i danni per la maxi-truffa da 16 milioni di euro. Con la costituzione di parte civile depositata ieri nelle mani del gup Marco Bortone dall’avvocato Marcello Russo, la finanziaria regionale ha formalizzato in aula una richiesta di risarcimento pari a un milione di euro. La Regione, invece, tace.

In un’udienza (la seconda) caratterizzata da un’eccezione sulla presunta incompatibilità del giudice Bortone, sollevata e subito respinta, l’assenza della Regione ha segnato una giornata senza scossoni dedicata alla costituzione delle parti. Di fronte a questo immobilismo, potrebbe essere ora la stessa finanziaria regionale a sollecitare la giunta Chiodi a entrare nel processo: «Sulla base di una legge recente, la Corte dei conti può agire solo sulla base di un giudicato penale» ha spiegato l’avvocato Russo, «la Regione, quindi, ha tutto l’interesse a ottenere una condanna».

Per il momento, dunque, solo la Fira, con il 51% di capitale pubblico, rappresenta l’amministrazione in uno scandalo in cui l’accusa, con il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini e il pm Anna Rita Mantini, chiama alla sbarra 103 imputati per la presunta truffa ai danni della Regione Abruzzo e dell’Unione Europea, tra cui l’ex presidente Fira Giancarlo Masciarelli.

«Dai fatti contestati sono derivati alla Fira Spa danni non patrimoniali, patrimoniali, morali e di immagine» si legge nell’atto di costituzione di parte civile, firmato dal presidente del consiglio di amministrazione Rocco Micucci, ex sindaco di Rapino. I vertici e i funzionari della Fira indagati avrebbero «operato in evidente conflitto di interessi, rivestendo la duplice veste di titolari e/o soci di società richiedenti finanziamenti e di soggetti deputati a verificare e controllare i progetti per l’erogazione di contributi pubblici».

Comportamenti che avrebbero avuto «una ripercussione negativa sull’opinione pubblica», oltre al pregiudizio al ruolo della finanziaria «derivanti anche dall’impiego di personale e strutture della società».
Per completare la costituzione delle parti, si tornerà in aula mercoledì 14 aprile alle 9. L’udienza preliminare resta nelle mani del gup Marco Bortone dopo che il giudice ha respinto ieri l’eccezione di incompatibilità sollevata dagli avvocati Sabatino Ciprietti e Giovanni Cerella, legali dell’imprenditore Marco Picciotti.

Secondo i due difensori, Bortone è incompatibile perché nei mesi scorsi avrebbe presieduto il tribunale del riesame chiamato a decidere sul dissequestro degli immobili di due società riferibili a Picciotti (Mapico e Mercatone Emme), valore sette milioni di euro. «Il tribunale aveva rigettato il nostro ricorso per via del fatto che c’erano criteri di riconducibilità all’ipotesi accusatoria» ha spiegato Ciprietti, «in questo modo, secondo noi, è stato formulato un giudizio preventivo.

La Corte costituzionale ha chiarito che l’incompatibilità sussiste in relazione al fatto che il giudice sia entrato o meno nel merito: secondo noi sì, secondo Bortone no». Chiamato a decidere sulla questione, infatti, dopo un’ora di camera di consiglio il gup ha respinto la richiesta della difesa. Una decisione che però espone ora il giudice a possibili ricorsi alla Cassazione.

Per non pregiudicare la tabella di marcia del processo, nel corso dell’udienza, due posizioni sono state stralciate per un difetto di notifica: si tratta di Giovanni Cirulli, rappresentato dall’avvocato Marco Femminella, e di Sergio Iezzi: con ogni probabilità, una volta regolarizzate le notifiche, i due procedimenti saranno riunificati a quello principale già durante la prossima udienza.

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