Fontanelle, la rabbia degli abitanti"Droga e pitbull liberi nel rione"

Dopo il rogo dell'auto, martellate contro la porta del presidente dell'associazione Insieme per Fontanelle. I residenti raccontano una quotidianità fatta di prepotenze, dove protagonisti "sono i rom, padroni dell’intero rione"

PESCARA. C'è chi da ieri si è messo un coltello sotto il sedile della macchina, «perchè non si sa mai», e chi dice che «in via Caduti per Servizio non c'è la mafia, ma è peggio». Il giorno dopo le martellate contro la porta di casa di Nello Raspa, il secondo raid ai danni del presidente dell'associazione «Insieme per Fontanelle» dopo il rogo che gli ha distrutto l'auto, c'è rabbia e rassegnazione tra le persone perbene che abitano nel rione al confine con San Giovanni Teatino.

Un agglomerato di 510 alloggi popolari (di Ater e Comune) dove «a qualsiasi ora del giorno e della notte ci sono tossicodipendenti in giro, con le vedette e i cavalli a fare la spola con le case dello spaccio». I loro nomi non li danno, oggi più che mai, ma i residenti non rinunciano a raccontare di una quotidianità fatta di prepotenze, dove protagonisti «sono gli zingari, famiglie che si stanno impossessando delle palazzine e dell'intero rione».

Dice una signora: «Un solo nucleo ha occupato tre appartamenti di uno stesso edificio, ci stanno buttando fuori», mentre un residente racconta di un'anziana ricoverata in ospedale «che quando è uscita ha trovato la sua casa occupata. E se n'è dovuta andare». Storie di abusivismo, ma anche di proprietari «che al posto della finestra si sono fatti un balcone, con solaio e ringhiera. Lo sa l'Ater, lo sa l'assesore, ma nessuno fa niente».

«La realtà è che queste famiglie si sentono padrone», confida un altro residente mentre racconta di ladri di energia elettrica che si attaccano ai contatori degli altri, dei pitbull che girano senza guinzaglio, della droga nascosta nei portoni e dietro gli alberi, dei locali condominiali usati come rimessaggio privato «per bici e pezzi di moto rubate» e degli androni occupati dalle auto dei rom. «Addirittura c'è chi ci ha messo gazebo e divano per le grigliate domenicali».

Nel giorno in cui i politici fanno a gara a chi grida più forte «non ci faremo intimidire», loro, i cittadini che chiedono solo di poter girare a testa alta, abbassano lo sguardo e li lasciano parlare. «Perché la verità è che sono anni che chiediamo le stesse cose, ma va sempre peggio». Come la musica a tutto volume, le gare di velocità con le macchine e i residenti che quando fa buio «non si azzardano a uscire. Al massimo solo in auto».

«Ma quindici anni fa non era così», dice con uno sprazzo d'orgoglio un cittadino, «anzi, c'era la gara a venire in un posto come questo, con il verde, l'aria pulita e a cinque minuti di auto dal centro». Invece oggi può succedere, com'è successo, che uno si infuri perchè non hanno fatto uscire la moglie dal carcere e allora si mette a rompere tutti i vetri delle macchine che gli capitano a tiro, rovescia i cassonetti e grida qua comando io. «E se qualcuno prova a parlare sono botte».

«C'è paura e terrore», dicono sommessamente nel rione, «perchè quando chiami, il 90 per cento delle volte la polizia ti dice che non ha pattuglie. E allora perché ci dobbiamo esporre noi in prima persona?». (s.d.l.)

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