Forlini: utilizzo anomalo di acqua 

Teramo, il presidente della Ruzzo Reti: la situazione è in equilibrio precario

PESCARA. «La provincia di Teramo è tecnicamente in stato di emergenza idrica già da giugno, quando la Regione ci ha dato l'autorizzazione all'utilizzo del potabilizzatore di Montorio». Così Antonio Forlini, presidente della Ruzzo Reti, la società che gestisce 155mila utenze nel Teramano. «Al momento si può dire che teniamo botta», aggiunge Forlini, «perché finora non abbiamo avuto grandi cali delle sorgenti storiche, ma senza il potabilizzatore saremmo in grande difficoltà. Al momento non ci sono razionamenti in atto, tuttavia la situazione è in equilibrio precario. I consumi sono alle stelle e sono dovuti a un utilizzo abnorme e anomalo dell'acqua potabile. In certi momenti della giornata i consumi sono significativamente superiori alle nostre risorse. Compensiamo con le riserve dei serbatoi, speriamo che domani (oggi, ndr) piova perché se continua questa siccità potrebbero essere guai». Sulla rete del Ruzzo continuano però a verificarsi rotture. «La rete è sottoposta a sbalzi di pressione dovuti all'impennata dei consumi di cui parlavo prima», aggiunge il presidente della Ruzzo Reti, «è vero che ha bisogno di manutenzione, ma è vero anche che viene riparata ogni volta in tempi celeri. Un piano di rifacimento delle reti? Va pianificato negli anni, è un'opera complessa, non è solo questione di risorse».
Sul problema della dispersione idrica Forlini vuol dire la sua e si chiede: «Come vengono calcolati i dati delle dispersioni? Chi ha queste stime? Bisognerebbe avere istantaneamente la misura di tutto ciò che entra e di tutto ciò che esce, ed è impossibile. Il servizio idrico è materia molto complessa e mi pare che molti ne parlino a sproposito. Noi negli ultimi anni abbiamo quintuplicato i punti di telecontrollo, certamente ci vuole di più. L'anno scorso abbiamo fatto una simulazione nel comune di Martinsicuro, ed è risultato che non c'erano dispersioni significative. Certamente erano lontane dal 40-50 per cento di cui si parla e si scrive». (d.v.)
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