«Geniale visionario l’intero Abruzzo ora lo rimpiangerà» 

Sconvolti gli amici e colleghi: «Un uomo leale, che diceva sempre quello che pensava e teneva a imprese e territorio»

PESCARA. «Il suo ultimo capolavoro è stato la fusione delle Camere di Commercio di Chieti e Pescara. Ma è solo l’ultimo di una serie di grandi progetti che Daniele, da quel visionario geniale che era, aveva concluso. Quando è stato eletto, ha avuto una emozione fortissima. E un malore. Chissà, forse era una avvisaglia...». Luigi Di Giosaffatte, direttore di Confindustria Pescara, conosceva Daniele Becci «da sempre, sì, ora mi sembra che abbia sempre fatto parte della mia vita». L’incontro 26 anni fa, «lui giovane imprenditore, io giovane funzionario di Confindustria appena rientrato a Pescara». Li aveva uniti il lavoro prima – «mi piacque subito la sua forza nel lanciarsi in battaglie per le imprese e per il territorio» – e una «amicizia sincera» poi. Di Giosaffatte è uno dei tanti, veramente tanti, amici che ieri si sono ritrovati nell’androne dell’ospedale appena appresa la notizia della morte del presidente. Tutti attoniti, tutti storditi dal dolore.
«Una perdita la cui portata la città capirà col tempo», osserva con la voce rotta Di Giosaffatte. «Una tragedia per tutte le istituzioni, Ance, Confindustria, Camera di Commercio. in tutte si è adoperato con grandi battaglie, sempre presente. Non si è mai tirato indietro nel rappresentare le esigenze di imprese e territorio. Aveva doti altissime di mediazione. Pensi che è stato uno dei pochi in Italia a essere eletto per acclamazione al secondo mandato in Camera di Commercio. Riusciva a trovare consenso perché non si risparmiava nella battaglie. Ed era capace di ascoltare, anche le opposizioni, che in Ance dopo 7 mesi portò dalla sua parte».
E poi l’amico: «Era leale, capace di dire tutto ciò che pensava senza problemi. Nella vita come nel lavoro. Mi prendeva in giro», ricorda poi sorridendo tra le lacrime, «per ridere mi diceva “lo sciacquino della Confindustria che diventa il numero 1, tu che vieni non da Penne ma da Ponte Sant’Antonio, che è una contrada”. Quanti consigli mi ha dato quando era presidente dell’Ance, ancora li ho scolpiti in mente: guarda sempre l’interesse generale, fai come hai sempre fatto nell’Arma – sono stato ufficiale dei carabinieri – agisci con imparzialità».
Tra i primi a sapere del decesso Guerino Testa, ex presidente della Provincia e ora consigliere comunale di Fratelli d’Italia: «Ero con Michele Russo quando ho saputo, tutto mi sarei aspettato ma non questo. Stava bene, lo guardavi e vedevi un uomo vincente, che attraversava anche un momento felce sua vita professionale, con la fusione e la nomina a presidente». La conoscenza con testa risale ai primi anni 2000: «È cominciata un po’ per la mia professione di commercialista, lui era imprenditore e si avevano momenti di contatto lavorativo. Poi è andata che ci vedevamo tutti i giorni, anche con il suo amico fraterno Enzo di Baldassarre. Con lui abbiamo fatto cose importanti in Provincia». «Era un tipo Daniele che di primo acchitto sembrava non considerare nessuno, poi lo scoprivi di cuore, stava allo scherzo, amava Pescara, ti pungolava come amministratore e dava idee per migliorare . Molto concreto, poche parole molti fatti, pragmatico. Da alcuni anni era un punto di riferimento con cui confrontarsi per imprese e istituzioni. Era amico di tutti, centrodestra e centrosinistra, stimato, se ti doveva mandare a quel paese lo faceva schiettamente, ma non portava rancore, 10 minuti prima stavi a prendere il caffé con lui e ridevi poi nella riunione magari ti attaccava, ma era lineare. Pescara perde un amico. Mi mancherà da morire e mancherà a questa città. Non sarà più come prima, verrà pensato a lungo e si dirà nel prendere decisioni: che cosa direbbe Daniele?». «Sì, lui era una persona che stava avanti a tutti, sapeva come relazionarsi con tutti, capiva chi fosse l’interlocutore dopo un minuto, abbiamo perso un amico caro caro», osserva tristissimo Marco Sciarra presidente Ance.
«Perdo un grande amico, Pescara lo rimpiangerà», dice Daniele Sebastiani, patron del Delfino che Becci amava e seguiva. «Un uomo straordinario, con una visione del futuro che pochi qui hanno. Capace di farsi sempre in 4 per tutti, la sua voglia di fare era inarrestabile. Sono incredulo. Ci sentivamo sempre per le partite, era un appassionato di calcio e mi chiamava per dirmi di non mollare, Pescara perde una delle persone più in gamba. Sono senza fiato».