Gli avvocati: decreto-legge per il porto

I legali citati da D’Alfonso nel suo intervento sullo scalo: ha ragione, occorre una figura dedicata all’emergenza

PESCARA. Un decreto-legge e un commissario che abbia competenze specifiche per risolvere l’annosa questione del porto di Pescara. Sono d’accordo con Luciano D’Alfonso, due avvocati amministrativisti che sono stati citati dall’ex sindaco Pd nel suo intervento sul Centro di ieri e dedicato, tra i vari punti affrontati, all’esigenza dei poteri a un nuovo commissario. Il porto ha perso il suo commissario del dragaggio, il presidente Guerino Testa, nel maggio di quest’anno quando Testa ha scelto di lasciare l’incarico dopo 11 mesi perché, come spiegò all’epoca: «Ho trovato sulla mia strada una serie di veti incrociati insuperabili a causa dei quali da tempo mi trovo impossibilitato a esercitare».

Cosa fare adesso? La via indicata da D’Alfonso è quella di ricominciare con una figura, come ha scritto, «che abbia poteri straordinari e dedicata esclusivamente a questa emergenza».

Competenze e poteri che condivide l’avvocato Enzo Di Baldassarre, uno dei legali che l’ex sindaco Pd nomina quando scrive: «In Abruzzo ci sono almeno tre avvocati capaci di scrivere la norma-risorsa necessaria per via degli studi effettuati, delle battaglie consumate e della dedizione da tempo dedicata sul punto. Penso a Vincenzo Cerulli Irelli, a Marcello Russo e a Enzo Di Baldassarre». «Occorre una figura che abbia competenze idrauliche e che sia caratterialmente decisa», dice Di Baldassarre, «perché sul porto ormai si sono annidati troppi problemi che rendono la soluzione davvero difficile».

Il porto di Pescara, a causa del mancato dragaggio, è diventato un rompicapo per gli amministratori e una pagina nera per l’economia pescarese messa in ginocchio dai fondali troppo bassi. D’Alfonso tira in ballo Palazzo Chigi che «dispone delle carte e delle penne in grado di generare il potere che occorre» e l’avvocato Russo, sempre citato nell’intervento, parla dell’esigenza di «un decreto-legge per il porto».

«Condivido quello che dice D’Alfonso», dice Russo, «e penso a un tecnico a cui stavolta vengano dati poteri specifici. L’errore che è stato compiuto fino ad adesso», aggiunge l’avvocato, «è istituzionale e gli uomini che si sono occupati del porto si sono trovati di fronte a insormontabili problemi».

Per Russo è necessario, inoltre, che «il Governo che ha poteri legislativi dia gli orientamenti: cosa si può fare, come si può fare e con quali costi. Occorre un metodo per raggiungere l’obiettivo». Intanto, il fiume e il porto si stanno trasformando in un pantano. I danni del mancato dragaggio, dopo aver creato difficoltà di navigabilità all’interno del canale, con il passare del tempo stanno facendo divorare sempre maggiori porzioni del fiume, la cui profondità continua a diminuire.

Negli ultimi tempi, dopo aver attraversato il fiume, gli unici a poter uscire in sicurezza sono i pescatori che hanno imbarcazioni con pescaggio inferiore al metro e con motore fuori bordo.

Conclude con un invito alla fretta, l’ex sindaco di Pescara, gli stessi tempi stretti che auspicano anche gli avvocati.

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