Greggio, Avati, Minoli Scaparro e Ranieri star nel nome di Flaiano

«I giorni importanti per un uomo in tutta la vita sono cinque o sei, il resto fanno volume». Paola Saluzzi, ha esordito così nella conduzione dei Premi internazionali Flaiano citando, e non poteva essere altrimenti, il grande scrittore, sceneggiatore, giornalista pescarese. Edoardo Tiboni, il patron dei premi e grande amico dell’autore scomparso nel 1972 (a 62 anni), ha ricordato, con evidente riferimento ai tagli economici, i «tanti problemi che abbiamo dovuto superare. Ci auspichiamo che il prossimo anno possiamo essere qui e ci possa essere la 37ª edizione».

Subito è stato consegnato il Pegaso d’oro come premio speciale all’attore Manuele Morgese che ha ricordato tutti gli artisti aquilani. «Fino al venerdì eravamo a fare le prove nel teatro Sant’Agostino. Dovevamo esordire il lunedì 6 aprile, ma quel giorno il teatro non c’era più».
Gli ha fatto eco, poco più tardi Ezio Greggio: «Dedico questo premio a Pupi Avati», ha detto Greggio. «Ho sempre interpretato commedie, Pupi è stato il primo a credere in me come attore drammatico, Voglio ringraziare Pescara, è un sogno essere qui. Sono entusiasta, onorato, commosso. E voglio anche annunciare che da settembre riprenderemo “Striscia” con il mio collega Enzino Iacchetti. Vi prometto che non dimenticheremo L’Aquila. Prenderemo le frasi roboanti dei politici, qualunque essi siano, e le metteremo a confronto con quello che avranno fatto per la città e per l’Abruzzo».

Arturo Brachetti ha realizzato con «niente», come ha detto, con le sue «sole» capacità mimiche uno spettacolino, pochi minuti di pura magia che hanno dimostrato quanto fosse meritato il suo premio. E poi Pierfrancesco Favino, Giovanni Minoli, Pupi Avati, Massimo Ranieri.
Un parterre di grandissimi artisti come ormai il premio Flaiano ha abituato il pubblico pescarese e abruzzese da molti anni.

Sul palcoscenico del teatro monumento D’Annunzio è salito anche Maurizio Scaparro, che prima della cerimonia di gala ha detto al Centro: «Ho conosciuto Flaiano quando ero ragazzo, recensì il mio spettacolo “La veneziana”. Diventammo amici e cominciammo a frequentarci, anche se ci siamo visti poco perché scomparve poco tempo dopo la nostra conoscenza. Di Ennio Flaiano mi divertiva molto il suo conoscere la città di Roma da “forestiero. Era spiritoso e molto ironico ed era un vero piacere trascorrere del tempo con lui. Mi ha aiutato ad avere una visione più disincantata del nostro lavoro, vederlo sotto un aspetto più allegro».