«Ho visto Anna tra le mani di quell’uomo»

14 Dicembre 2018

Un cittadino della Guinea inchioda il romeno accusato di aver stuprato e lasciato morire la 33enne. Il dolore dei familiari

PESCARA. Quella terribile notte del 30 agosto 2017 ha visto Anna nel tunnel. Ha visto mentre veniva adagiata su un lettino e poi veniva abusata. «Verso mezzanotte, l’una del mattino», ha ribadito ieri al giudice il supertestimone della violenza sessuale subita da Anna Carlini, giovane donna di 33 anni affetta da problemi psichici, morta sotto il tunnel della stazione ferroviaria di Pescara per un fatale cocktail di alcol e farmaci che assumeva per la sua patologia, dopo essere stata violentata. Il teste chiave, un cittadino della Guinea, ha confermato, durante l’incidente probatorio, al gip Nicola Colantonio le dichiarazioni fatte alla polizia. La sua preziosa deposizione, che è stata cristallizzata ed entrerà direttamente nel processo, consente al pm Rosangela Di Stefano di blindare le prove finora raccolte contro Nelu Ciuraru, romeno di 47 anni, accusato di aver stuprato la povera Anna. Il supertestimone ha fornito una ricostruzione precisa: «Mentre stavo guardando un film sul mio smartphone, ho visto il Nelu mentre era intento a sollevare la donna che era sdraiata a terra per adagiarla sul lettino da spiaggia ove poco prima era lui sdraiato e, dopo essersi sincerato che nessuno lo stesse guardando, ha approfittato di lei». Ad ascoltare le sue parole ci sono in aula anche la sorella e il padre di Anna. Il papà è disperato: «Non so come devo fare», dice ai cronisti. I familiari della giovane donna sono assistiti dall’avvocato Carlo Corradi: «Le dichiarazioni di oggi del testimone», sottolinea al termine dell’udienza, «confermano l’impianto accusatorio». Dichiarazioni di peso, rinforzate anche dalla testimonianza del romeno Albert rilasciata nell’incidente probatorio del mese scorso, il quale riferì di aver sentito, da altri presenti nel tunnel quella notte, della violenza fatta da Ciuraru, ma di non avervi assistito direttamente. Manca ora all’appello un altro testimone, anche lui straniero, che si trova in Portogallo per lavoro. L’uomo, che doveva essere ascoltato ieri, ha dato la sua disponibilità e il giudice ha rinviato al 13 febbraio l’incidente probatorio per acquisire anche la sua deposizione. Oltre a Ciuraru, latitante, per il quale pende un mandato di cattura internazionale per violenza sessuale, c’è anche il suo connazionale Robert Cioragariu. Ai due, il pm contesta i reati di concorso in omicidio e abbandono di persona incapace, mentre al solo Ciuraru anche la violenza sessuale.
Il gip, invece, nell’ordinanza aveva escluso il reato di omicidio in quanto non compatibile con il reato di abbandono di persona incapace, e aveva disposto la custodia in carcere per Ciuraru per il solo reato di violenza sessuale. Ciuraru da allora non è stato rintracciato anche se, prima dell’emissione del mandato di cattura internazionale, il magistrato era stato messo a conoscenza dell’arresto dell’uomo, per furto, in Romania. Ciuraru però era stato subito scarcerato e rimesso in libertà. E pare che le autorità romene abbiano fatto sapere che prima di essere consegnato alle autorità italiane, l’uomo sarà processato per quel furto. Non si dà pace Isabella, sorella di Anna: «Dopo 14 mesi di dolore siamo ancora in attesa della giustizia, nella quale confidiamo. Mia sorella è morta, mentre il colpevole è ancora liber e deve pagare. La Romania deve rimandarlo in Italia. Noi lotteremo fino all'ultimo».

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