I 5 Stelle: «L’autonomia ci costerà 400 milioni» 

Taglieri, capogruppo M5S, chiede a Marsilio di intervenire sul Governo Meloni Si apre così lo scontro sul progetto di legge leghista che penalizza la regione

L’AQUILA. Francesco Taglieri contro la Lega. Il capogruppo in Regione del Movimento 5 Stelle ha depositato una mozione, di cui è primo firmatario, per chiedere l’impegno formale della Regione Abruzzo a contrastare le modalità di autonomia differenziata tra regioni, come prevista dal disegno di legge di Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie.
I MOTIVI.
Secondo il 5 Stelle, l’Abruzzo rientrerebbe tra quelle regioni gravemente mortificate dalle disposizioni per l’attuazione delle autonomie differenziate.
«Basti pensare che, se nel 2020 fosse stato in vigore il ddl Calderoli, l’Abruzzo solo in ambito sanitario avrebbe subìto una decurtazione di oltre 400 milioni di euro», afferma Taglieri. «È chiaro», incalza il pentastaellato, «che il disegno di legge filoleghista, presentato dal Governo Meloni, rischia di frantumare il Paese con conseguenze devastanti sul futuro di milioni di cittadini e accrescere ulteriormente le differenze tra regioni del Nord e del Sud ampliando le diseguaglianze tra territori e cittadini, che si vedrebbero privati di fondamentali diritti in settori sensibili come salute, scuola, ambiente, energia e tanto altro».
LA RICHIESTA.
Taglieri quindi si rivolge, attraverso la mozione presentata dal suo Movimento, al presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, al quale chiede di intercedere sul Governo di centrodestra per «correggere le storture del disegno di legge leghista» e «difendere il futuro dell’Abruzzo e degli abruzzesi».
Ai profili di incostituzionalità, sempre secondo il 5 Stelle, si aggiunge una contraddizione che appare palese: «Il progetto autonomista contrasta anche con il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che punta a colmare i divari non solo tra Nord e Sud, ma anche in specifici e sensibilissimi settori come sanità e istruzione».
«È importante ricordare», sottolinea il capogruppo di una parte dell’opposizione in Regione, «che se il Pnrr ha portato in dote all’Italia più di duecento miliardi è perché c’è il Mezzogiorno. Tra i criteri di ripartizione delle risorse del Recovery Fund, infatti, c’erano la densità della popolazione, il tasso di disoccupazione e il livello di Pil pro capite. A nessuno può sfuggire quanto abbiano contato i divari del Meridione nel fruttare all’Italia tutti quei miliardi. Divari che devono essere sanati e non amplificati».
LE LACUNE.
Il progetto di legge, peraltro, non prevede il calcolo dei fabbisogni standard sulla base dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) che debbono garantire a ciascun cittadino i diritti sociali e civili. «Questo semmai doveva essere un prerequisito!», tuona Taglieri, «la mancanza di individuazione dei Lep rappresenta un fatto gravissimo, perché in pratica dove lo Stato ha investito di meno continuerà a investire meno, e dove invece ha concesso più fondi continuerà ad erogarne di più».
LA CONTRADDIZIONE.
L’ultima stoccata è rivolta a Giancarlo Giorgetti, ministro leghista all’Economia e Finanza: «Da autorevole esponente della Lega e strenuo promotore della autonomia differenziata, Giorgetti ha vietato alle Regioni l’acquisto di crediti fiscali relativi ai Bonus edilizi ponendosi in assoluto contrasto con la impostazione del ddl Calderoli. Desta non pochi sospetti un atteggiamento così contraddittorio», conclude Taglieri, «che cambia, secondo la convenienza del momento, tra il centralismo e il regionalismo estremo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA