«I divieti vanno azzerati o faremo ricorso al Tar»

13 Aprile 2023

PESCARA. Il Piano di risanamento acustico così come è stato impostato riduce la ricettività, ma non incide sugli sforamenti dei decibel. Ne sono convinte le associazioni di categoria del commercio...

PESCARA. Il Piano di risanamento acustico così come è stato impostato riduce la ricettività, ma non incide sugli sforamenti dei decibel. Ne sono convinte le associazioni di categoria del commercio cittadino, Confartigianato, Cna, Confcommercio e Confesercenti che in vista del dibattito in consiglio comunale sul documento predisposto dall’amministrazione Masci ne chiedono il ritiro e l’azzeramento e si dicono pronte al ricorso al Tar in caso di approvazione.
Il Piano prevede una serie di interventi tra cui centraline per la misurazione dei rumori, semafori per segnalare i superamenti dei limiti, controlli sui tavolini all’aperto, divieto di vendita di alcolici da asporto dalle 22 in poi e sospensione delle autorizzazioni in deroga ai limiti acustici per manifestazioni in strada. Misure che, secondo le associazioni, vanno solo a ridurre il numero di persone in circolazione. «Questo Piano acustico è un documento anacronistico, nato per piazza Muzii, che ormai è deserta, ma che potrebbe essere applicato ovunque come sulla riviera questa estate», ha spiegato in conferenza stampa il direttore di Confartigianato Fabrizio Vianale. Per lui, come per Riccardo Padovano, Carlo Nicoletti e Aldo Bertoni per Confcommercio, Luciano Di Lorito per Cna e Gianni Taucci e Marina Dolci per Confesercenti, alle attività di food and beverage si intrecciano quelle degli altri settori. Prima di frequentare la zona di piazza Muzii, c’è il passeggio nei negozi e l’acquisto, quindi diminuire le presenze nel distretto significa ridurle anche per gli altri settori.
«Pensiamo che questo Piano di risanamento debba essere ritirato per realizzare un regolamento acustico cittadino», aggiunge il direttore di Confesercenti Taucci. «Non va bene perché non risolve il problema della riduzione del rumore antropico. La condizione rimarrà uguale e l’unico a risentirne sarà il fatturato delle aziende di tutti i settori». «C’è ancora lo spazio per trovare una soluzione», è convinto Padovano. «Gli esercenti chiedono una pausa di riflessione e la politica credo debba concederla. Smussiamo gli angoli perché questo tipo di regolamento si ripercuoterà su tutta la città».
Secondo i referenti occorre prendere spunto da altri Comuni. Tra gli esempi fatti quello di Prato dove si stanno sperimentando teli fonoassorbenti e di Genova, dove vengono stanziati contributi per iniziative in centro, in collaborazione con i commercianti e si danno incentivi per gli infissi anti rumore. «C’è il metodo Parma», dice Di Lorito, coordinatore Cna, «dove nel 2013 è stato definito un regolamento comunale sulla convivenza tra funzioni residenziali e le attività di esercizio pubblico e svago nei centri urbani, che coniuga le esigenze dei residenti con quelle dei locali. Strumenti per fare meglio ce ne sono se c’è la volontà di affrontare i problemi concertandoli con i portatori di interesse e con una visione totale della città».
A sostenere la tesi delle associazioni, c’è uno studio acustico commissionato dagli esercenti del centro, che verrà usato in caso di ricorso, realizzato il 7, il 9 e il 10 novembre, in piazza Muzii, «in tre giornate deserte», annuncia Vianale. «Ma nonostante i locali vuoti, i superamenti dei decibel ci sono stati. Va cambiato il paradigma per non distruggere delle eccellenze di Pescara. Zone che sono attrattori per la città».
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