PESCARA

I "furbetti" del Rdc, tra "dimenticanze" e vincite al gioco

Il report provinciale dei casi scoperti nelle ultime operazioni della Guardia di Finanza svela la casistica dei più frequenti raggiri per ottenere o conservare indebitamente il sussidio

PESCARA -  Nella provincia di Pescara, in 2 casi su 3, le investigazioni hanno rilevato indebite percezioni del reddito di cittadinanza, conseguenti alla violazione dell'obbligo di comunicare all'Inps, entro 30 giorni, le variazioni del reddito o del patrimonio, nonché le altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio. E' quanto illustra un report prodotto dal Comando Provinciale diretto dal col. Antonio Caputo.

Generalmente, sono state riscontrate significative differenze tra quanto indicato nelle autocertificazioni e quanto, invece, è emerso dalle interrogazioni informatiche e dai riscontri eseguiti dai militari presso gli uffici anagrafici dei comuni di residenza o tramite il controllo economico del territorio. Ne è esempio l'omessa comunicazione dei redditi percepiti o del possesso di autovetture di lusso da parte dei componenti del nucleo familiare beneficiario. Per questo, progressivamente sono stati individuati alcuni fattori di rischio, valutati incrociando le informazioni presenti nelle domande di reddito e contenute dalle “Dichiarazioni Sostitutive Uniche”, con i dati e le informazioni presenti nelle banche dati Inps.

Il comandante provinciale della Guardia di Finanza Antonio Caputo

I principali fattori di rischio hanno riguardato la mancanza del requisito della residenza in Italia (soprattutto tra gli stranieri che hanno dichiarato di risiedere in Italia da oltre 10 anni, anche se arrivati solo da pochi mesi), le false o omesse dichiarazioni relativamente alla posizione lavorativa o giudiziale - per eventuali condanne penali, misure cautelari dei componenti il nucleo familiare e false dichiarazioni proprio sulla composizione stessa del nucleo familiare. O ancora, la titolarità di imprese e/o di cariche sociali, sintomatica di potenziali frodi connesse a escamotage come, ad esempio, il ricorso a prestanome. Infatti, dai controlli è emersa la trasversalità di settore negli illeciti venuti a galla. Come chi ufficialmente si è dichiarato disoccupato, ma alla fine ha investito tutto o quasi il sostegno pubblico ricevuto nel gioco o nelle scommesse online, o chi è risultato lavoratore in nero (si pensi alla recente operazione “STEAL JOBS”, con cui sono stati scoperti oltre 160 lavoratori irregolari, alcuni dei quali percepivano proprio il reddito di cittadinanza e altre misure di sostegno), o chi è stato scoperto per la commissione di traffici illeciti dediti alla contraffazione e all’abusivismo commerciale, o chi, sfruttando la situazione, è riuscito addirittura a monetizzare il reddito di cittadinanza, grazie alla connivenza di titolari di esercizi commerciali, trasformati in veri e propri bancomat, come nell’operazione “CASH POINT”.

Nella tutela delle uscite, dunque, l'azione dei finanzieri di Pescara -conclude la nota- si inquadra nel ruolo preminente di “polizia della spesa pubblica” del Corpo e si concretizza nel contrasto a tutte le condotte di frode, malaffare, cattiva gestione, malversazione e corruzione che, oltre a reati o danni erariali, comportano l’indebita percezione di risorse pubbliche, che vengono in questo modo distratte dai reali fini sociali. Per cui, l’obiettivo degli interventi in questo campo è quello di assicurare le misure di sostegno erogate dallo Stato ad ambiti da cui dipendono le prospettive di crescita dell’economia nazionale, quali l’istruzione, la sanità e il welfare in generale, in modo che si possa garantire una cornice di legalità nella quale vengano supportate le fasce più deboli della società contro la povertà e l’indigenza.