I precari di Attiva: sciopero della fame

Gli interinali si rifiutano di lasciare piazza Italia per l’arrivo dell’ambasciatore e avvisano: mercoledì scatta il digiuno

PESCARA. La protesta degli ex precari di Attiva non si ferma. Ieri, gli ex lavoratori, che fanno parte del comitato «Interinali senza gloria», hanno convocato i giornalisti per ufficializzare il loro no alla richiesta del sindaco Marco Alessandrini di lasciare il presidio di piazza Italia, in vista dell’arrivo a Pescara, il prossimo 6 aprile, dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia John Phillips, e per annunciare l’avvio dello sciopero della fame a partire da mercoledì. Per martedì, intanto, è fissata una nuova riunione con il primo cittadino.

L’invito del sindaco, avanzato venerdì scorso in un incontro in Comune con una delegazione di ex interinali per motivi di decoro urbano e di sicurezza, ha avuto dunque l’effetto contrario. La protesta non solo non si ferma, ma è destinata ad inasprirsi. Gli esponenti del comitato, una quarantina in tutto, trascorreranno oggi, giorno di Pasqua e domani, Pasquetta, all’interno della tenda posizionata da 78 giorni in piazza Italia. «Non possiamo accettare che il primo cittadino cerchi di farci passare per persone irrispettose delle istituzioni», hanno spiegato. E per dimostrare la loro buona volontà, ieri gli ex precari hanno aiutato i loro colleghi di Attiva a pulire il giardino e la fontana di piazza Italia.

Il riferimento degli ex precari è alle parole usate venerdì scorso da Alessandrini quando ha invitato a smantellare il presidio in piazza Italia, «perché il limite del dissenso è stato ampiamente superato». «Facciamo pubblica ammenda», ha detto Giuseppe Granata, uno dei portavoce del comitato, «per essere usciti, talvolta, fuori dalle righe, ma la nostra rabbia nasce da un comportamento beffardo e irrispettoso della nostra controparte». «Questa amministrazione», ha aggiunto Manolo Da Silva, altro portavoce del gruppo, «si è dimostrata totalmente incapace nel porre rimedio ad una situazione da essa creata».

«Non possiamo davvero raccogliere l’invito ad andare via», ha precisato Da Silva, «la nostra protesta finirà il giorno in cui la parola spetterà al giudice. Da quel giorno, il Comune non avrà più la possibilità di conciliare con noi, da quel giorno si andrà fino in fondo». «Ma conviene esasperare fino a questo punto lo scontro?», ha chiesto Da Silva, che ha rivelato in proposito alcune presunte provocazioni dal parte dell’amministrazione comunale. «Hanno mandato i vigili a controllare i dischi orari delle nostre auto parcheggiate nella piazza per farci le multe», ha osservato Da Silva, «inoltre, di fronte al nostro presidio c’è la presenza costante di agenti della Digos». Tuttavia gli ex interinali hanno assicurato che, se il Comune dovesse effettivamente dare il via allo sgombero forzato del presidio in piazza Italia, non arriveranno allo scontro fisico con le forze dell’ordine. Opporranno resistenza passiva. «Siamo comunque a completa disposizione», hanno fatto presente gli esponenti del comitato, «affinché la visita dell’ambasciatore si svolga in sicurezza».

Gli ex precari hanno poi ribadito i motivi che li portano a rifiutare la proposta del Comune di effettuare dei corsi di formazione specialistica per favorire una loro ricollocazione professionale tramite concorso pubblico. «Non puoi chiedere a persone di 60 anni», ha sottolineato Da Silva, « di fare un corso per imparare ciò che ha già acquisito con anni di esperienza lavorativa». Per questo motivo, gli ex interinali puntano su un solo obiettivo, cioè quello di arrivare alla stipula di un atto di conciliazione con il Comune che ponga fine alla vertenza in tribunale e costringa l’ente ad assorbire gli ex precari utilizzati per diversi anni da Attiva e poi messi fuori dell’azienda dei rifiuti alla scadenza dei contratti. Una parte di questi, cioè 47 lavoratori, ha vinto il concorso bandito dal Comune ed è stata poi assunta. Altri 67 sono rimasti fuori e ora sperano che la causa in corso in tribunale abbia lo stesso esito di quella di un loro collega che si è visto in primo grado riconoscere il diritto ad essere assunto dall’azienda dei rifiuti. Ma questa sentenza è stata subito impugnata in appello dal Comune.

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