"I rifugiati non sono pacchi", protesta davanti alla Prefettura

foto di Erika Gambino
L’Usb: “Senza alcun preavviso le forze dell’ordine, su indicazioni del prefetto (e del ministero), hanno estromesso dai Cas tutti i rifugiati con protezione internazionale”
PESCARA. I rifugiati nei centri di accoglienza straordinari della provincia di Pescara hanno subìto “una gravissima ingiustizia, con risvolti potenzialmente gravi”. Ne è convinta l’Unione Sindacale di Base, che spiega: “I richiedenti asilo che, dopo mesi, sono stati ascoltati dalla commissione territoriale preposta e che hanno quindi ottenuto il riconoscimento del loro status e conseguentemente l’agognato permesso di soggiorno per cinque anni, sono stati anche immediatamente estromessi dalle strutture in cui erano ospitati. Senza alcun preavviso, il 29 luglio le forze dell’ordine, su indicazioni del prefetto di Pescara (e del ministero), hanno estromesso dai Cas tutti i rifugiati con protezione internazionale. Difficile capire perché lo stesso giorno in cui essi hanno ricevuto notizia del riconoscimento, contemporaneamente sia stato loro consegnato l'obbligo di uscita immediata dal centro di accoglienza. Forse sono stati scambiati per pacchi?”.
Per tale ragione, stamattina si è tenuta una protesta davanti alla Prefettura di Pescara, in piazza Italia, per accendere un faro su questa situazione. “È una scelta del prefetto, probabilmente dettata dal ministero dell'interno, quella di fare uscire subito le persone senza neanche aspettare la consegna formale del permesso di soggiorno”, aggiunge l’Usb. “Non si è dato neanche qualche giorno o settimana di tempo alle persone per organizzarsi, per trovare un alloggio, niente. Si obbligano i migranti a finire per strada, nonostante, anzi forse proprio perché essi hanno finalmente ottenuto il permesso di soggiorno: “ora ce l’hai, arrangiati”. Dove andranno? Come si sistemeranno? Non era meglio aspettare almeno il tempo necessario all’acquisizione formale del permesso? In questo caso ci sarebbe stato un tempo congruo per ognuno per trovare alloggio e lavoro”.
Per l’Unione Sindacale di Base, “la scelta ingiustificata e brutale di buttare per strada le persone in questo modo crea una bomba sociale e vanifica mesi e anni di attività e percorsi sociali degli ospiti rifugiati che hanno studiato, lavorano e hanno la possibilità di costruirsi un futuro. È una scelta che spinge le persone verso il ricatto, lo sfruttamento e l’illegalità”. Il sindacato ha quindi chiesto un incontro con il prefetto Ferdani per trovare una soluzione sui ragazzi “appena cacciati” e chiedere alla prefettura di “bloccare immediatamente l'uscita dai centri prima della consegna formale del permesso di soggiorno per rifugiato”.
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