I sindacati: Brioni, 150 lavoratori a rischio

La crisi non risparmia la storica maison pennese: scatta l'allarme

PENNE. Allarme dei sindacati per la situazione occupazionale della Brioni di Penne. L'ultimo piano industriale, presentato dall'azienda qualche giorno fa, ha confermato voci che si rincorrevano: in esubero 150 lavoratori.

Dopo quasi due anni di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, per molti dipendenti della storica maison si profila l'ipotesi della mobilità forzata. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uilta Uil hanno lanciato un appello ai vertici aziendali e comunicato agli amministratori locali la reale situazione dei numerosi lavoratori della fabbrica pennese nel consiglio comunale straordinario convocato giovedì pomeriggio, su richiesta di Sinistra Ecologia e Libertà e Federazione della Sinistra.

L'assise civica si è riunita per discutere la crisi dell'intero comparto tessile artigianale, con particolare attenzione al caso Brioni che, con i suoi quattro siti produttivi, è il maggior polo occupazionale dell'entroterra vestino. «Le gravi difficoltà economiche del momento hanno colpito anche un'azienda fiorente come la Brioni, con pesanti ricadute sul nostro territorio», affermano i consiglieri Guglielmo Di Paolo e Gabriele Frisa. «La crisi ha determinato la perdita di molti posti di lavoro negli ultimi mesi, alzando il livello di allarme sociale. Era opportuno un confronto tra le forze politiche, i lavoratori, le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria».

I rappresentanti sindacali, supportati da un nutrito gruppo di dipendenti, hanno esposto i rischi del piano industriale proposto dalla dirigenza Brioni, che determinerà la perdita di molti posti di lavoro, ma anche una decurtazione dei salari che ridurranno drasticamente le risorse di molte famiglie. Le sigle sindacali riunite, il 29 marzo, in un incontro con i responsabili aziendali dei vari settori e il direttore generale Antonio Bianchini confermeranno il loro netto rifiuto del piano industriale, sollecitando i vertici a chiarire quali tipi di ammortizzatori sociali saranno utilizzati con la fine della cassa integrazione.

«Non è ipotizzabile», dichiara Leonardo D'Addazio, della Cisl, «ricorrere alla mobilità forzosa: sarebbe metterci gli uni contro gli altri in una guerra tra poveri. Se necessario si ricorrerà alla mobilità volontaria». L'amministratore delegato Francesco Pesci con una nota fa sapere che «il gruppo Brioni è ben cosciente di ogni decisione, ma la necessità è quella di riequilibrare la struttura interna dell'azienda rispetto alle prospettive di mercato».

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