I vicoli di piazza Grue con l'asfalto mangiato pini pericolanti e buio

PESCARA. Proprio di fronte a piazza Grue, dove ci sono tante case dell'Ater, via Rossetti separa due realtà molto diverse. Sulla destra, camminando lungo via Chiarini c'è aria di nuovo: l'anno scorso sono stati rifatti marciapiedi e manto stradale, c'è uno spazio verde, dei parcheggi. Tutta la zona è migliorata (via D'Avalos, via Spaventa). Andando invece a sinistra, i vicoli (due non hanno neanche un nome) che dividono le sei file di palazzine popolari sembrano un ritratto di altri tempi. Via Polacchi, via Altobelli, largo Baiocchi sono in uno stato di degrado pesante: buche e breccia ovunque, erbaccia.
Quando piove la zona diventa una palude, marciapiedi inestitenti, muretti storti e divelti. Le radici dei pini lungo i vicoli hanno mangiato l'asfalto, che non si vede quasi più. Con la pioggia gli abitanti devono far fronte ad allagamenti, otturazione delle fogne, cortocircuito dell'impianto d'illuminazione. «Siamo disperati. I vicoli sono rimasti com'erano sessant'anni fa», sostiene Sergio Ceroni, 70 anni, che vive nella zona dal 1946. «Si allagano di continuo e se piove rimaniamo senza luce. L'ultima volta sabato: siamo stati al buio per tutta la notte. Le fogne non ce la fanno, siamo obbligati a chiamare la Cogepi e l'Aca con le autobotti ogni mese».
«Qui abitano sopratutto anziani e spesso succedono incidenti», aggiunge Ennio Ferri, 64 anni. «L'ultima volta una signora di 94 anni è inciampata in una buca e si è rotta una gamba. I pini hanno distrutto l'asfalto e ogni tanto qualche pianta va a terra, danneggiando case e mezzi».
Il progetto per sistemare l'area, queste stradine comprese, risale all'agosto 2004, quando una delibera della giunta D'Alfonso aveva previsto 400mila euro per 180 giorni di lavori, da finire dunque a luglio 2006. «Sono trent'anni da quando l'ultimo operaio comunale ha portato nei nostri vicoli un etto d'asfalto», tiene a precisare Ceroni. «A gennaio è venuto l'assessore ai Lavori pubblici di allora, Gianni Teodoro, che, vedendo le condizioni in cui eravamo ridotti, si dichiarò "esterrefatto". L'assessore disse anche che entro il 15 di febbraio sarebbero iniziati i lavori». «Ma qui non succede nulla», incalza Ferri. «Ad aprile siamo tornati in Comune, hanno detto che i lavori sono parte di un programma triennale, così possono iniziare a settembre, fra un anno o due. Passa il tempo e noi dobbiamo solo aspettare. Una vergogna».
Quando piove la zona diventa una palude, marciapiedi inestitenti, muretti storti e divelti. Le radici dei pini lungo i vicoli hanno mangiato l'asfalto, che non si vede quasi più. Con la pioggia gli abitanti devono far fronte ad allagamenti, otturazione delle fogne, cortocircuito dell'impianto d'illuminazione. «Siamo disperati. I vicoli sono rimasti com'erano sessant'anni fa», sostiene Sergio Ceroni, 70 anni, che vive nella zona dal 1946. «Si allagano di continuo e se piove rimaniamo senza luce. L'ultima volta sabato: siamo stati al buio per tutta la notte. Le fogne non ce la fanno, siamo obbligati a chiamare la Cogepi e l'Aca con le autobotti ogni mese».
«Qui abitano sopratutto anziani e spesso succedono incidenti», aggiunge Ennio Ferri, 64 anni. «L'ultima volta una signora di 94 anni è inciampata in una buca e si è rotta una gamba. I pini hanno distrutto l'asfalto e ogni tanto qualche pianta va a terra, danneggiando case e mezzi».
Il progetto per sistemare l'area, queste stradine comprese, risale all'agosto 2004, quando una delibera della giunta D'Alfonso aveva previsto 400mila euro per 180 giorni di lavori, da finire dunque a luglio 2006. «Sono trent'anni da quando l'ultimo operaio comunale ha portato nei nostri vicoli un etto d'asfalto», tiene a precisare Ceroni. «A gennaio è venuto l'assessore ai Lavori pubblici di allora, Gianni Teodoro, che, vedendo le condizioni in cui eravamo ridotti, si dichiarò "esterrefatto". L'assessore disse anche che entro il 15 di febbraio sarebbero iniziati i lavori». «Ma qui non succede nulla», incalza Ferri. «Ad aprile siamo tornati in Comune, hanno detto che i lavori sono parte di un programma triennale, così possono iniziare a settembre, fra un anno o due. Passa il tempo e noi dobbiamo solo aspettare. Una vergogna».
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