Il Comune perde un terzo del castello

Rosciano, una sentenza annulla l’atto d’acquisto restituendo a una famiglia privata parte della proprietà

ROSCIANO. Il simbolo del comune di Rosciano, il castello medievale che si impone sul poggio più alto del paese, non è tutto di proprietà comunale. Una sentenza del tribunale di Pescara infatti, che annulla l’atto notarile di acquisto, restituisce di fatto ad un privato, alla famiglia Curato, un terzo della proprietà. Il Comune viene condannato al pagamento delle spese processuali e a vari risarcimenti. L’amministrazione acquistò, verso la fine degli anni ’90 l’antico maniero dalla famiglia De Felici, pagandolo 580 milioni di lire e investendo in seguito altri 730mila euro circa per urgenti lavori di consolidamento strutturale.

L'acquisto fu portato avanti dall'allora sindaco Domenico Ciotti, mentre i lavori furono eseguiti dal suo successore alla carica di primo cittadino Gianfranco Passeri.

«Una sentenza totalmente negativa nei confronti del Comune», commenta il sindaco Alberto Secamiglio. «È stato l'errore amministrativo più grande e più costoso, che ci sia mai stato nella nostra storia amministrativa: un atto di acquisto fatto in fretta, e in modo sconsiderato, dall'allora sindacoCiotti – che oggi, dopo 15 anni si ripresenta come candidato a primo cittadino – aggravato anche dalla tardiva costituzione in giudizio contro responsabilità professionali, dall'ex sindaco Passeri».

Il nodo della questione sta nel fatto che il Comune ha pagato per intero il valore del bene, mentre ora ne possiede solo due terzi. In aggiunta ha investito una somma rilevante per la sua complessiva messa in sicurezza operata sull'intero fabbricato. «Spese», incalza Secamiglio, «che andranno a precludere, la possibilità di finanziare opere indispensabili per il nostro paese ed il suo territorio. Lascia increduli che ora Ciotti si ricandidi nuovamente nella lista “Tre stelle”».

A parte le bordare che anticipano la campagna elettorale che sta per aprirsi in paese per il rinnovo dell'amministrazione nella consultazione di maggio, l'argomento e la sentenza costituiscono una spina nel fianco dell'amministrazione attuale che si trova nella condizione di dover decidere se andare avanti con il ricorso in appello, in considerazione delle reali possibilità che ha l'amministrazione pubblica di essere risarcita dai soggetti che entrano nella vicenda.

La parte venditrice ad esempio, la famiglia De Felici, che ha incassato il valore totale del bene, pur cedendone, come decreta la sentenza, solo due terzi, non è più reperibile, mentre sono da stabilire se ci sono responsabilità dei vari soggetti intervenuti nell'atto notarile».

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