Il cuore rosa che batte sotto al cappello alpino

Un “reggimento” di mogli, madri e figlie che pur senza esperienza militare condividono in tutto e per tutto lo spirito e la vita dell’adunata nazionale

L’AQUILA. C’è un cuore alpino che ogni anno scalda l’adunata. Quello che batte nelle mogli, madri, figlie degli alpini che, nonostante non abbiano svolto il servizio militare, potrebbero portare senza alcun dubbio il cappello con la penna nera. Le vedi in prima linea ad applaudire i loro uomini alle Adunate nazionali, a supportarli nelle loro attività di gruppo, a sostenere quell’ideale di solidarietà e fratellanza propria degli alpini. Le vedi nei campi ad allestire le portate e cucinare le specialità di zona. Le vedi la sera a cantare a squarciagola e a tenere le fila della serata, magari controllando, con la coda dell’occhio, che i loro compagni, fra una goliardata e l’altra non si lascino troppo prendere la mano. Per quei tre giorni di grande entusiasmo che è l’Adunata nazionale lasciano caricano bagagli e stoviglie sui pullman, sulle auto, e seguono i loro uomini. Naturalmente, il numero delle donne alpino cresce di anno in anno. Quindi, l’adunata si tinge di rosa. A proposito di rosa, questo pomeriggio, alle 17,30, nella rotonda di viale Corrado IV, adiacente alla Caserma Pasquali, sarà deposto, accanto al monumento all’alpino, un simbolico nodo rosa contro la violenza di genere.

«Sarà bello deporlo in quel luogo, fuori una caserma, perché passi, ancor di più, il messaggio che la violenza di genere va aborrita e denunciata, anche in tempi di guerra», dice Antonello Bernardi, medico e consigliere comunale che si era fatto promotore di un’ iniziativa in tal senso.

«Siamo certi che la volontà del gesto di deporre il nodino rosa», aggiunge, «inserita nello straordinario contesto di comune allegria, musica e piacevole confusione, sia vista e apprezzata e riproposta in altre occasioni e in altri luoghi».

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