Il fantasma dell'Alinovi nella mostra di Ciancabilla

Il pittore pescarese torna a esporre i suoi quadri a Bologna e la sorella della Alinovi protesta

PESCARA. E’ tornato lì dove tutto era cominciato, Francesco Ciancabilla. E con il suo ritorno a Bologna, per una mostra di suoi quadri, il passato che non vuole passare è tornato ad affacciarsi nella sua vita, 32 anni dopo quel 15 giugno del 1983 in cui Francesca Alinovi, la docente del Dams, sua amica e mentore nel mondo dell’arte, fu trovata assassinata con 47 colpi di coltello, nel suo appartamento nel centro storico della città, al secondo piano di un palazzo di via del Riccio. Aveva 24 anni nel 1983, Ciancabilla, che da allora ha trascorso una parte della sua vita in carcere, condannato per quell’omicidio.

Il fantasma di Francesca Alinovi, parmigiana, 35 anni all’epoca della morte, è tornato a perseguitare l’ex studente e artista pescarese, all’indomani dell’inaugurazione della mostra “One hundred women”, che, in uno spazio espositivo di via del Pratello a Bologna, raccoglie 25 opere di Frisco (è questo adesso il suo nome d’arte), la maggior parte delle quali dedicate al ciclo delle Cento donne. Fra i ritratti ce n’è uno ispirato a Francesca che non è andato giù a Brenna Alinovi, sorella della critica d’arte assassinata, che in un’intervista alla Gazzetta di Parma, si è sfogata così: «Con quale coraggio quell'uomo parla ancora di lei? Come osa sfruttarla ancora? Non mi sorprendo che sia risaltato fuori. Già l'anno scorso a Bologna, durante un incontro, i colleghi di Francesca mi avevano informato del fatto che Ciancabilla avesse cominciato a rifarsi vivo nell'ambiente. Mia sorella è morta da 32 anni, lui adesso fa la sua vita, le sue mostre...Fa bene, se c'è qualcuno che gli compra i quadri. E io sono qui a macinare ricordi. Cosa posso dire di più? Cosa posso fare d’altro?».

Ciancabilla si è sempre dichiarato innocente per quel delitto. Dopo essere stato assolto in primo grado, nel 1986, fu condannato in appello a 15 anni di carcere, l’anno successivo; una sentenza poi confermata dalla Cassazione. Ma, alla vigilia della sentenza di appello, fece perdere le sue tracce. Per dieci anni visse lontano da Pescara e dall’Italia, facendo mille mestieri, passando dal Sudamerica al Portogallo alla Spagna dove, il 23 gennaio del 1997, fu arrestato.

Dopo aver scontato la sua pena in carcere a Pescara, Ciancabilla è tornato un uomo libero riannodando i fili della sua vita proprio lì dove si erano spezzati: ricominciando a dipingere e a esporre le sue opere. La prima mostra risale a due ani fa, a Pescara. Adesso il ritorno nella città della sua formazione artistica e culturale, Bologna.

In questo ritorno a Bologna, ha spiegato Ciancabilla a Repubblica, «c’è anche il bisogno di riprendere la vita da dove mi era stata tolta, di considerare la prigionia una parentesi (senza senso) e niente di più».

«Con la stessa tecnica a maschere e spray», ha aggiunto Frisco, «che mi ero inventato e che molti anni dopo è stata ripresa da graffitisti anche famosi. Ma, anziché utilizzare stencil, sono dei pezzetti di carta gommata applicati sulla superficie, sulla quale viene poi spruzzata la vernice, a costruire il gioco delle ombre e degli spazi. Una tecnica ancora attuale, anche se non più tanto rivoluzionaria come nei primi anni Ottanta».

Quanto a Francesca Alinovi, Ciancabilla ha spiegato il motivo della presenza di un suo ritratto nella mostra di Bologna: «È anche lei una donna della mia vita, un'amica e un critico d'arte come non ne ho mai conosciuti. Quel ritratto non vale più degli altri che espongo, non è il fulcro della mia esposizione. Lei è solo una delle tante donne che per qualche minuto, o per una vita intera, hanno segnato la mia esistenza. E che lei abbia segnato la mia esistenza è ovvio, mi hanno anche accollato il suo omicidio. Se fosse viva sarebbe la prima a difendermi».

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