Il giorno di Menichelli eletto cardinale dal Papa

15 Febbraio 2015

Nella basilica di San Pietro il neoporporato attorniato da oltre un centinaio di teatini L’ex arcivescovo promette: tornerò a Chieti a maggio per la festa di San Giustino

CHIETI. «Il rosso della porpora sta ad indicare il martirio». Edoardo Menichelli è cardinale. Pastore di anime alla guida della diocesi di Chieti-Vasto per 10 anni l’ex arcivescovo ha lasciato un segno profondo nella comunità cattolica teatina. E all’importante appuntamento di ieri si sono presentati in tanti, più di u centinaio, per condividere la gioia di padre Edoardo. «Abbiamo fatto una fila di oltre due ore» racconta un gruppo di fedeli teatini, una cinquantina in tutto, che ha raggiunto il Vaticano in pullman «siamo arrivati alle 8 e siamo riusciti ad entrare nella basilica di San Pietro per il Concistori poco prima della cerimonia, intorno alle 11, dopo essere stati controllati uno ad uno coi metal detector per paura di eventuali attentati. Ma ne è valsa la pena» assicurano «la gioia di vedere don Edoardo con gli abiti cardinalizi è stata grande e soprattutto commovente».

Nel corso del Concistoro, infatti, ai neo cardinali vengono consegnati anelli, zucchetti e berrette. Questi ultimi due indumenti sono in porpora, il colore distintivo degli alti prelati. E, come da tradizione, viene assegnata ad ogni nuovo cardinale anche la titolarità di una chiesa di Roma, quale simbolo dell'unione dei porporati con il Papa. A Menichelli è stata affidata la cura delle anime della chiesa Sacro Cuore di Gesù e Maria a Tor Fiorenza. L’incontro con i 130 fedeli della provincia teatina e quelli di Ancona, dove Menichelli resterà arcivescovo ancora per un anno, si è tenuto invece nella chiesa di San Gregorio VII.

Un incontro commovente fatto di abbracci e occhi lucidi. Il neo cardinale, nato a San Severino Marche nel 1939, ha consegnato a tutti il ricordo di una giornata davvero speciale. Un santino dove spicca l’immagine della Madonna con la scritta: Sub lumine matris. «Sono felice» ha detto ai presenti stretti intorno a lui «ma il vero onore sta nel servizio e la grandezza nella semplicità. Il rosso della porpora» ha aggiunto «sta ad indicare il martirio e il dono della propria vita al servizio del Papa e della Chiesa, che io non sento come un peso ma come una Grazia». Ha poi ringraziato il Papa e la Chiesa, anche se ha ripetuto con l’umiltà che lo ha sempre distinto di non sapere il motivo della sua nomina. «Sono ancora confuso» ha confidato.

Poi il cardinale Menichelli, filosofo e teologo con la passione per Federico Fellini (ha partecipato ai funerali di Stato del regista) con una commozione incontenibile ha ringraziato anche la sua famiglia, i suoi genitori. Don Edorado non ha fatto mai mistero della sua storia: orfano di entrambi i genitori dall’età di 11 anni e cresciuto «nella povertà grazie alla Carità di tutti». «Chissà» ha detto «se oggi i miei genitori mi riconoscerebbero: quando li ho persi ero a dir poco un bambino vivace». E a chi lo ha salutato chiamandolo «eminenza» ha risposto: «Per carità, preferisco essere chiamato come sempre padre Edoardo». Il colloquio nella chiesa di San Gregorio è durato quasi un’ora. Poi gli abbracci del commiato con una promessa: «Tornerò a Chieti per i festeggiamenti del patrono San Giustino». Un ultimo saluto con gli occhi lucidi di gioia per l’ex vescovo che ha servito con grande dedizione, umiltà, vicinanza e amore tutti i suoi fedeli e anche «gli invisibili».