Il gip: ha sparato senza un motivo potrebbe rifarlo, merita il carcere

Nell’ordinanza di convalida dell’arresto si rimarca «la pericolosità sociale» del 24enne Nico Fasciani No ai domiciliari: «Lo scarso peso dato alla sopravvivenza altrui lo rende non meritevole di fiducia»
PESCARA. Nico Fasciani deve restare in carcere perché c’è «il concreto pericolo che commetta altri delitti della stessa specie di quelli per cui si procede», e ancora di più «avendo agito il reo senza un motivo apparente».
A scriverlo è il gip del Tribunale di Pescara, Fabrizio Cingolani, nell’ordinanza con cui, venerdì, ha convalidato l’arresto del 24enne di Civitaquana che, mercoledì sera, ha sparato almeno 8 colpiti di pistola contro lo zio Giancarlo Fasciani di 56 anni e la sua compagna Paola Palma di 29 anni, ferendoli gravemente. Stando a quanto riferito dalla stessa donna, che pur ferita è riuscita ad allertare i soccorsi, il giovane è entrato nella loro casa di contrada Sterpara, ha chiesto di andare al bagno e quindi, uscendo, ha iniziato a sparare utilizzando una pistola Beretta, modello 92 Fs, calibro 22, che deteneva regolarmente per uso caccia. Il 56enne, che era sul divano, è stato colpito in fronte riportando lesioni serissime alle orbite; la donna, che era distesa sulla poltrona, è stata ferita al volto e al torace. Per il gip, c’è il serio pericolo che Nico Fasciani possa farlo di nuovo «alla luce delle gravissime modalità del fatto e della personalità dello stesso desunta dai suoi comportamenti, benché lo stesso sia incensurato, denotando i fatti contestati un’imprevedibile ragionevole possibilità che delinqua ancora, avendo agito senza un motivo apparente». Elemento, questo, ribadito ancora nel provvedimento. Subito dopo, il giudice spiega che il giovane ha compiuto «atti di tale allarme sociale da far ritenere la permanenza di un pericolo di reiterazione dei reati non solo nei confronti delle persone offese, ma anche della generalità dei consociati, proprio in assenza di elementi che consentano di circoscrivere le ragioni della scelta criminogena».
Riguardo alla misura cautelare, Cingolani scrive che quella del carcere è «l’unica idonea», aggiungendo che «la pericolosità sociale dell’indagato» rende inadeguate le altre misure coercitive. «In particolare», fa presente, «l’assoluto disprezzo delle leggi dimostrato dal soggetto e lo scarso peso dato alla sopravvivenza altrui, lo rende non meritevole di fiducia quanto alla prognosi di adempimento degli obblighi e delle prescrizioni collegati a qualsivoglia misura cautelare diversa dalla custodia in carcere». Durante l’interrogatorio, il 24enne, assistito dagli avvocati Luca Torino Rodriguez e Maura Morretti, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il giovane fabbro, descritto da tutti come un bravissimo ragazzo, è accusato di tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione e di porto di armi in luogo pubblico. Ai carabinieri della compagnia di Penne, diretti dal tenente Alfio Rapisarda, che dopo mezz’ora dal fatto l’hanno fermato davanti casa sua, a 50 metri da quella delle due vittime, ha subito confessato. «Ho fatto una cazzata», ha detto, «e l’arma che ho usato è dentro la mia macchina». Poi più niente. E neppure ai suoi avvocati, nominati dai genitori, che sono sotto shock, il giovane ha spiegato i motivi del suo gesto. Considerato da tutti «un bravissimo ragazzo», Fasciani ha lasciato tutti sconvolti. L’unica cosa che avrebbe riferito ai carabinieri è che, nei mesi scorsi, avrebbe acquistato della cocaina dal 56enne.