Il Pescara calcio insiste: "Non paghiamo il Comune"

Debiti arretrati. Albore Mascia: la nostra richiesta è un atto dovuto. E Ranieri querela il presidente Sebastiani

PESCARA. Si fa sempre più accesa la polemica sui 380mila euro che il Pescara calcio dovrebbe versare al Comune per estinguere i suoi debiti nei confronti dell’ente. Ieri sera è arrivata la notizia che il presidente della commissione Finanze Renato Ranieri ha dato mandato ai suoi legali di querelare il presidente della squadra Daniele Sebastiani, per le accuse contro di lui pronunciate durante una trasmissione televisiva. Sebastiani avrebbe collegato le polemiche di questi giorni alla questione dei biglietti gratis tolti ai consiglieri comunali.

Invece Luigi Albore Mascia, all’indomani dell’ordine del giorno approvato all’unanimità dal consiglio per sollecitare la giunta a richiedere il pagamento alla società di calcio, ha definito l’iniziativa dell’amministrazione «politicamente legittima». Di tutt’altro parere il presidente dei biancazzurri Daniele Sebastiani, che ha già avvertito che non pagherà nulla e ha ribadito la volontà di portare la squadra fuori dall’Abruzzo, se il Comune dovesse insistere ancora.

A questo punto un accordo tra il Comune e la società, auspicato dal sindaco, sembra impossibile da raggiungere. Secondo i conti dell’ente, il Pescara dovrebbe versare 80mila euro di vecchi canoni per l’affitto dei locali dello stadio e 300mila come risarcimento per i danni all’impianto durante le partite di calcio. Il sindaco ha spiegato che l’ordine del giorno, votato anche da lui, «va in direzione dell’interesse dell’amministrazione, che ha il dovere di pensare alle casse comunali e a riscuotere eventuali crediti». «Da sindaco», ha fatto presente Mascia, «devo ovviamente difendere e rappresentare le prerogative che sono dell’amministrazione comunale, così come Sebastiani quelle della società di calcio».

«La vicenda sollevata dai banchi dell’opposizione in consiglio comunale», ha proseguito il primo cittadino, «in realtà riguardava esclusivamente la sfera tecnica dell’amministrazione comunale, ovvero era una questione nelle mani del dirigente che si sta occupando della risoluzione del debito e trovo francamente incredibile che qualche consigliere comunale sia a conoscenza di un’interlocuzione dirigenziale prima ancora che lo sappia il livello politico dell’amministrazione stessa». «L’approvazione di quell’ordine del giorno, comunque», ha affermato Mascia, «era un passaggio propedeutico alla ratifica del conto consuntivo e non era possibile non approvare quell’atto, altrimenti saremmo incorsi in una denuncia alla Corte dei conti e alla procura della Repubblica».

Ma, secondo il presidente dei biancazzurri, la richiesta di pagamento avanzata dal Comune sarebbe irricevibile. «La società ha sempre pagato il dovuto regolarmente negli ultimi 30 anni», ha sottolineato Sebastiani, «ciò che viene richiesto oggi è inopportuno. Qui si parla di 80mila euro di canone per un magazzino che non è nemmeno a norma e di 300mila euro per danni causati allo stadio Adriatico durante la festa della promozione in A dell’anno scorso, dopo la vittoria di Genova con la Sampdoria». «Voglio però ricordare», ha aggiunto il presidente della società, «che quella sera fu il Comune ad aprire lo stadio, visto che noi eravamo in Liguria. Con la stessa logica, allora si dovrebbero chiedere i danni per le feste a piazza Salotto».

Sebastiani ha poi confermato di aver raggiunto tempo fa un accordo con il dirigente allo Sport del Comune Tommaso Vespasiano proprio per estinguere il presunto debito compensandolo con le spese sostenute dalla Delfino Pescara per migliorare lo stadio. «Dopo due mesi dall’accordo», ha rivelato Sebastiani, «Vespasiano ci comunica che un consigliere ha bloccato l’accordo per vederci chiaro». «Noi, comunque, non abbiamo intenzione di pagare», ha concluso, «se l’amministrazione comunale dovesse continuare con la sua richiesta, prendo il Pescara e lo porto a giocare altrove. Ho le porte aperte ovunque».

«Una minaccia», ha commentato il consigliere del Pd Enzo Del Vecchio, «che non è nuova a questo presidente».

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