Il sorriso di Alessia sulle t-shirt degli amici nel giorno dell’addio
Scafa, folla nella chiesa della Madonna del Carmelo per la 17enne che ha perso la vita nello schianto di Alanno
SCAFA. Su gran parte di corso I Maggio non c'è nessuno. Negozi chiusi, con saracinesche semi abbassate per le due ore di lutto cittadino e balconi con bandiere tricolore accarezzate dal vento, esposte alla pioggia in attesa che gli azzurri tornino in campo. Un intero paese si ferma e si ritrova al piazzale antistante la chiesa della Madonna del Carmelo. Tutti ad attendere l’auto funebre con la bara bianca di Alessia Di Fabio la 17enne di Scafa vittima dello schianto di Alanno, nella notte tra domenica e lunedì.
La chiesa è la più grande del paese, ma non ce la fa ad accogliere tutte le persone circa 500 che si sono strette alla famiglia distrutta dalla morte della giovanissima. Fuori una distesa di ombrelli. Dentro, il caldo e l’odore di vestiti appiccicati. Uno striscione bianco con mani colorate sulla facciata recita «Il tuo palcoscenico è in noi». Davanti, in lacrime, i ragazzi del paese, tutti in t-shirt bianca con impresso un bel primo piano di Alessia.
Altrettanto bella la foto in bianco e nero all’interno, con la ragazza in abito estivo, spensierata su un prato. In rilievo quel sorriso che ha catturato tutti da sempre. «Alessia, continua a sorridere in cielo», dice don Antonello Graziosi, proferendo parole di speranza, pur non riuscendo a trattenere le lacrime. Il parroco conosce bene la famiglia e parla col cuore in mano.
«È una tragedia che spinge a interrogarci. Restiamo senza parole. Le leggi della natura vedono i giovani seppellire i vecchi e non il contrario. Di fronte a quello che è successo c’è bisogno di dolore e rispetto. Alessia», prosegue don Antonello, «era brava, intelligente, discreta e generosa: una 17enne innamorata della vita. Se noi guardiamo solo la sua bara, si spalanca il nulla gelido della morte. Dobbiamo invece alzare gli occhi al cielo e non solo per chiedere perché? Anche io l’ho fatto», ammette.
«Molti vengono da me a chiedere il senso di tutto questo e io posso sfogarmi solo con Dio. Ma io credo che tutti i nostri perché si fermino sul Golgota, sul luogo in cui Gesù ha dato la vita ed è morto da innocente».
«Guardiamo al cielo», sottolinea, «ma per pensare ad Alessia felice tra gli angeli. Perché questa è la promessa che ci fa Dio. D’inverno sembra tutto morire, con le foglie cadute sulla terra arida. Ma noi sappiamo già che la natura sta preparando i nuovi germogli». E poi l’immagine del seme che muore per portare i frutti, sullo sfondo delle parole del profeta Isaia e del vangelo di Lazzaro.
Forte la commozione alla lettura della lettera che Alessia aveva scritto alla mamma Cinzia un mese fa per il suo compleanno. Non banali auguri ma il racconto di un feto che cresce, diventa bambino, si stacca dalla madre ma a lei rimane legato per sempre in un sentimento di amore eterno. È poi una coetanea della giovane a leggere a nome di tutti gli amici alcuni i pensieri. «Sarai sempre con noi nelle notti d’estate, quando usciremo a guardare le stelle».
Tanti i ragazzi della III C del liceo Scientifico Galilei, la classe di Alessia.
«Invano», ancora il parroco rivolto ai ragazzi, «cercherete la vostra compagna nel banco vuoto. Ma potete conservare il suo ricordo dentro di voi, affinché lei non vi lasci mai soli». Palloncini bianchi all’uscita della chiesa, si perdono tra i vicoli di Scafa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA