Immigrazione, confronto con Cecile Kyenge a Pescara

L'europarlamentare dice la sua sull'emergenza: "Sono orgogliosa di Mare Nostrum. L'Unione europea non ha capito i nostri sforzi"

PESCARA. «Sono orgogliosa di Mare Nostrum, che ha fatto capire come al centro ci sia la persona. Abbiamo voluto fare il primo passo come Italia per arrivare fino all'Europa e costringerla a prendere la decisione di trasformare il progetto in un Mare Nostrum europeo. Il Governo è finito prima; è stato portato avanti dall'attuale Governo e dall'Europa che non ha capito, quindi ci sono state molte difficoltà per cui non è stato fatto abbastanza».

Lo ha detto l'europarlamentare Cecile Kyenge, a margine di un incontro pubblico a Pescara. Ministro dell'Integrazione all'epoca del Governo Letta, Kyenge ha parlato nella sala consiliare del Comune, davanti a numerosi studenti della città, in occasione dell'evento 'I diritti di tuttì, promosso da Comune e Provincia, a cura del Coordinamento Migranti della Regione Abruzzo.

«Mare Nostrum non doveva restare in Italia, ma doveva passare in Europa, che però non ha saputo cogliere questa opportunità - ha aggiunto -. Per fortuna il progetto che avevamo iniziato nel Governo precedente oggi vede la luce all'interno del Parlamento europeo e all'interno della Commissione per far pressione sul Consiglio». Rispetto al lavoro svolto all'epoca dell'Esecutivo Letta, Kyenge ha sottolineato che «non abbiamo finito, il Governo è finito prima ancora di portare a termine il proprio progetto. Mare Nostrum - ha sottolineato - era una risposta alla tragedia dell'ottobre 2013, ma il progetto doveva avere vita breve». L'europarlamentare ha poi ricordato che una volta finito Mare Nostrum «è subentrato Triton, e io ho sempre detto che non era sufficiente», perché «la persona viene prima di tutto, dobbiamo fare nostri questi valori, non cadere nella trappola del populismo o di qualcuno che strilla».



Il governo Renzi. «Il governo Renzi la sta affrontando, ci sta lavorando e credo che i passi che sono stati fatti, a cominciare dalla scelta di Federica Mogherini, ci hanno aiutato tantissimo, perché vuol dire scegliere delle persone giuste che devono accompagnare il cambiamento e la trasformazione. È chiaro che le difficoltà sono tante e non basta solo l'Italia», ha detto poi l'ex ministro. «Sul territorio bisognerà fare molto - ha osservato l'europarlamentare - perché si dovrà accompagnare i sindaci e bisogna riuscire a far capire alla popolazione che questo è un fenomeno inarrestabile e non è chiudendo le frontiere che riusciremo a dare delle risposte. La sfida è molto forte, il Governo la sta affrontando, ma lo deve fare anche all'interno dell'Europa perché il nodo cruciale è lì».

Seconde generazioni. Gli immigrati di seconda generazione, in Italia «si sentono abbandonati, hanno bisogno di sentirsi pienamente italiani e per fare questo è necessario rivedere le leggi, soprattutto quella sulla cittadinanza. Molti sono nati e cresciuti qui, ma la legge li chiama stranieri e quindi si crea un problema di crisi d'identità», ha detto ancora la Kyenge. Sottolineando che «cambia la posizione delle cosiddette seconde generazioni a seconda del Paese», l'ex ministro ha spiegato che gli stranieri «si sentono non accolti dall'unica società che conoscono, perché non conoscono il Paese d'origine dei genitori, e vivono problemi di crisi d'identità. Proprio per questo - ha aggiunto - noi, come istituzioni, abbiamo l'obbligo morale di accompagnarli. Hanno bisogno di trovare punti di riferimento, hanno bisogno di far capire che sono italiani e noi oggi abbiamo questa responsabilità». «Gli italiani, invece - ha proseguito - hanno bisogno di un'informazione molto forte, perché subiscono un'informazione incompleta che porta a stereotipi. La scuole dovrebbe giocare un ruolo molto importante e anche i giornalisti dovrebbero riappropriarsi del compito di raccontare la verità fuori dagli stereotipi. Questo aiuterebbe molti giovani a vedere i loro compagni non italiani - ha concluso - come una ricchezza e non come un ostacolo»