Imprenditrice del vino nei guai: l’accusa è evasione fiscale, sequestro di oltre mezzo milione di euro

Si tratta di Ludovica Cieri, originaria di Atessa, legale rappresentante della società con sede a Città Sant’Angelo. Dagli atti della Finanza, come scrive il giudice nel decreto, «è emerso il sistematico passaggio di denaro, al di fuori di ogni giustificazione causalmente riconducibile all’oggetto sociale della società agricola»
PESCARA. Un sequestro preventivo per oltre mezzo milione di euro è stato eseguito dalla Guardia di finanza di Pescara a carico di una imprenditrice originaria di Atessa, Ludovica Cieri, legale rappresentante della “Soc Agricola Le Vigne srl” che si occupa di coltivazione di uva con sede a Città Sant’Angelo.
A richiedere la misura è stato il procuratore aggiunto Anna Rita Mantini e la firma del decreto è quella del gip Giovanni de Rensis. Si tratta di una serie di presunte evasioni fiscali che riguarderebbero periodi dal 2020 al 2023. Nei vari periodi di imposta, secondo quanto accertato dalla procura, l’imprenditrice avrebbe indicato nelle dichiarazioni annuali «elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo».
Dagli atti della Finanza, come scrive il giudice nel decreto, «è emerso il sistematico passaggio di denaro, al di fuori di ogni giustificazione causalmente riconducibile all’oggetto sociale della società agricola in questione, a benefico di vari appartenenti alla famiglia dell’indagata, dissimulato da altrettante operazioni commerciali artificiose schermate da ditte individuali e compagini societarie riconducibili a tale famiglia, con il conseguente utilizzo delle fatture ideologicamente false nelle dichiarazioni Iva presentate dalla Cieri per gli anni di imposta 2020, 2021, 2022,2023».
Le fiamme gialle hanno acquisito diverse fatture emesse da due ditte individuali con sede a Ortona, intestate al padre e allo zio dell’indagata, in favore della società agricola Le Vigne. Fatture che, come hanno evidenziato gli investigatori, «riportano come causale “acconto fornitura uva”, ma che in realtà venivano confezionate al solo scopo di schermare passaggi di denaro dalla società Le Vigne a beneficio delle due ditte in questione. Nessuna delle operazioni indicate in fattura», scrive ancora il gip, «è stata oggetto di effettiva transazione commerciale».
Ma il giudice de Rensis è ancora più preciso e scrive nell’ordinanza che «è anche emersa una commistione di partecipazioni societarie (anche solo in via di fatto) dei componenti della famiglia Cieri che hanno, in buona sostanza, creato un unico centro gestionale di interessi, sia pure occultato dalla formale scissione di imputazione soggettiva delle compagini societarie coinvolte, istituendo un circuito chiuso all’interno del quale disporre del patrimonio della società agricola Le Vigne a seconda delle esigenze del momento di ciascuno, arrivando per tale via anche ad erogare cospicue somme di denaro (mai retrocesse e comunque imputate sul conto economico alla voce “soci c/ finanziamenti infruttiferi”) finalizzate alla mera creazione di una provvista di denaro per la cancellazione di ipoteche personali o per l’acquisto di immobili ad Ortona».
Per il giudice si tratta di reati inquadrabili come un «caso di scuola» alla luce dell’insegnamento impartito dalla Cassazione. Poi spiega perché è necessario il sequestro preventivo e cioè in particolare per evitare il pericolo che la «libera disponibilità di quanto precisato in dispositivo possa aggravare o protrarre le conseguenze dei delitti contestati».
Da qui il sequestro preventivo delle liquidità, dei beni mobili e immobili nella disponibilità della società agricola Le Vigne per un valore complessivo non superiore all'importo di 562 mila euro.
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