Incendio nel palazzo di Fontanelle, c’è la prima condanna

Pena di 5 anni e 4 mesi per l’esecutore materiale: Marco Dottore avrebbe agito su mandato di Massimiliano Cerasoli
PESCARA. Arriva la prima condanna per l’incendio doloso che, il 20 novembre del 2024, venne appiccato di notte in una palazzina di edilizia popolare in via Caduti per Servizio, a Pescara. Due i personaggi individuati come responsabili dall’inchiesta condotta dal pm Gennaro Varone: il presunto mandante, cioè Massimiliano Cerasoli, e l’esecutore materiale, Marco Dottore, nato 51 anni fa in Belgio. Ma mentre Cerasoli è in attesa del processo, Dottore (difeso dagli avvocati Gianluca Travaglini e Paolo Zaccardi) ha scelto la strada del rito abbreviato (con la riduzione di un terzo della pena) ed è stato dunque processato e condannato dal gup Giovanni de Rensis: il pm aveva chiesto la condanna a 3 anni e 10 mesi, il giudice gli ha invece inflitto la condanna a 5 anni e 4 mesi.
Dottore non aveva nessun motivo di compiere quel gesto che peraltro mise in pericolo un intero palazzo dove i condomini, quella notte, furono costretti ad abbandonare le rispettive abitazioni: fu una strage sfiorata. Stando ai risultati dell’indagine, chi invece aveva un motivo per dare alle fiamme quella casa popolare dell’Ater era proprio Cerasoli che, poche ore prima, era stato sfrattato e quindi era rimasto senza casa. Sarebbe stato lui a commissionare l’incendio a Dottore.
Nel capo di imputazione si legge che i due «concordavano (tra loro e con Fabio Cerasoli e Morgan Mastrorazio, nei confronti dei quali si procede separatamente) l’azione criminosa in relazione allo sfratto delle case popolari subìto dalla famiglia Cerasoli e ne incaricavano dell’esecuzione Marco Dottore; questi, in adempimento del mandato ricevuto, con concreta azione supervisionata da Fabio Cerasoli, provocava l'incendio di proporzioni tali da determinare l’evacuazione dell'intero stabile, e da costituire pericolo per la pubblica incolumità. Con l’aggravante di aver agito su un edificio destinato ad uso abitativo e di notte, in modo da minorare la difesa pubblica e privata».
Massimiliano Cerasoli venne arrestato dopo l’interrogatorio preventivo nel corso del quale aveva negato tutto. Ma contro i due ci furono due denunce anonime piuttosto dettagliate (di persone probabilmente vicine alla famiglia dell’indagato), che riferirono di un accordo tra i due. Accordo che sarebbe stato discusso nel corso di un incontro al bar il giorno precedente l’incendio, proprio da Marco Dottore e Massimiliano Cerasoli. Quest’ultimo (difeso dall’avvocato Melania Navelli) al giudice disse di aver effettivamente incontrato Dottore, ma di aver parlato di altro: «Ma che ne so di quello che va facendo Dottore», avrebbe aggiunto. Sta di fatto che le risultanze investigative avrebbero invece accertato quell’accordo tra i due, finalizzato a mettere a segno una “vendetta” da parte di Cerasoli contro chi lo aveva sfrattato.
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