hotel rigopiano

Inizia la conta dei morti, recuperati i primi corpi

Distrutto il resort Rigopiano, 30 dispersi. I soccorritori: «Poche speranze» E nella zona c’è il pericolo di nuove slavine, le ricerche a rischio stop

FARINDOLA. Tre morti accertati; 30 dispersi e tra questi, forse, ci sono anche dei bambini; due persone salvate e fuori pericolo. È già una tragedia quella dell’hotel Rigopiano di Farindola. Ma potrebbe diventare una strage. «Con il passare delle ore le speranze di trovare qualcuno in vita si riducono sempre di più», dice il sindaco Ilario Lacchetta.

Come una bomba. L’albergo con centro benessere amato dai vip non c’è più. Spazzato via da una valanga che ha avuto l’effetto di un’esplosione. Dopo la slavina di mercoledì scorso alle 17,40, resta davvero poco dell’edificio di 5 piani: le foto scattate dagli elicotteri della polizia e dei vigili del fuoco, mostrano il fabbricato devastato. E poi ci sono le parole di chi ha visto tutto con i propri occhi: «Una buona metà dell’edificio è stato spalmato dalla valanga in una vallata sottostante, l’altra metà è fatta di macerie con sopra la neve», dice l’operatore Luigi Piccirilli del Soccorso alpino abruzzese. «Una roba da non credere, è stato scioccante, mai visto niente del genere. Temo ci siano poche speranze», per Cristian Labanti, operatore del Soccorso alpino dell’Emilia Romagna. Un hotel sbriciolato sotto il peso incredibile di una slavina che, in 300 metri, ha sradicato anche un bosco secolare di faggi, ha distrutto un camping e ha danneggiato il rifugio Tito Acerbo.

Da tutto l’Abruzzo. È una tragedia che fa piangere l’Abruzzo e l’Italia: Farindola, paese di origine di quasi tutti gli 8 dipendenti, è sospeso tra l’ansia crescente e le speranze che si affievoliscono. Poi, ci sono gli ospiti dell’albergo, arrivati da Pescara, Chieti, Vasto, Castel Frentano, Loreto, Giulianova, Atri, Bisenti, una coppia di Roma. Per loro, dopo le scosse di terremoto, l’albergo del lusso si è trasformato in una trappola.

Bloccati dalla neve. Alcuni degli ospiti avrebbero voluto andare via, ma la neve li ha bloccati: «La neve dei giorni passati è sempre stata tolta entro la giornata. Martedì, quando dopo una nottata di neve fino 1,2 metri, abbiamo liberato la strada alle 13,20 con i mezzi provinciali. Mercoledì non è stato possibile perché la neve ha superato 1,5 metri e c’era bisogno di una turbina. Ci siamo attivati con la Provincia per richiederla immediatamente». Ma, poi, è arrivata la slavina: «È successo per una serie di fatalità, anche per il terremoto, una nevicata storica e un canalone che ha investito l’hotel come un birillo. Questa è la sciagura più grande per il nostro paese».

Tra neve e macerie. Si è scavato tra neve e macerie fino a tarda notte a Rigopiano: il bilancio potrebbe aggravarsi. Ma, nella zona, c’è il rischio di un’altra slavina che, complice il rialzo della temperatura, potrebbe abbattersi sui soccorritori al lavoro. All’alba di ieri, infatti, una seconda slavina, di dimensioni ridotte, ha bloccato per ore la strada a circa 4 chilometri dal resort. Un pericolo concreto. E questa mattina, dopo una perlustrazione sugli elicotteri, si deciderà se proseguire con le ricerche o se aspettare.

Rischio valanghe. A più di 24 ore dalla tragedia, Rigopiano resta difficile da raggiungere: si arriva all’albergo a oltre 1.200 metri di altitudine solo passando dal centro abitato di Farindola. Ma dalla località Mirri, ultima svolta prima di salire verso i monti Coppi e Siella, ci sono altri 8 chilometri da percorrere. E se già Farindola si trova nell’emergenza con un muro di neve alto quasi due metri e senza corrente elettrica da martedì scorso, ecco che a Rigopiano la neve è diventata un dramma: ci sono punti in cui la neve è alta fino a 5 metri. Una barriera che ha messo alla prova i soccorritori, a partire dagli esperti del Soccorso alpino arrivati da Abruzzo, Molise e Emilia Romagna. Al lavoro ci sono 135 persone tra Soccorso alpino, vigili del fuoco, polizia, carabinieri, forestale, finanza, volontari della Protezione civile. Ieri sera, a Farindola, è arrivato anche il battaglione L’Aquila dell’Esercito.

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