«Io, sindaco Robin Hood»

De Vico scrive ai cittadini: «Ho difeso i vostri interessi»

FARINDOLA. Il sindaco Antonello De Vico, arrestato due mesi fa nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria Vestina condotta dalla procura della Repubblica di Pescara e tornato nel frattempo in libertà, ha affisso un manifesto per le vie di Farindola. Una lettera aperta in cui il primo cittadino racconta ai cittadini la sua disavventura.

Un'inchiesta giudiziaria, su presunti appalti pilotati e gestione delle assunzioni, che gli è costata 24 giorni trascorsi agli arresti domiciliari. «Ho fondate ragioni per ritenere che il pubblico ministero abbia creduto alla mia verità», scrive De Vico, «diversamente, non mi avrebbe consentito di tornare sindaco. Ora, serenamente affronterò l'iter giudiziario con rinnovata fiducia nella magistratura».  Il primo cittadino, ex assessore provinciale del Pd nella giunta del presidente De Dominicis, sembra aver metabolizzato il momento difficile dell'arresto. 

«Paradossalmente», prosegue, «devo ammettere l'utilità dei 24 giorni di arresti domiciliari nel "resettarmi" un cervello troppo dedito alla politica e agli altri e poco presente in famiglia». De Vico poi racconta la sua esperienza personale, ricordando quella del padre Marcello, anch'egli medico e sindaco di Farindola, che fu arrestato e poi assolto.  «Nell'attuale e assai simile vicenda, mi sono mosso alla stessa stregua di mio padre, forte della sua difficile esperienza politica.

Ho coraggiosamente interpretato la difesa dei più deboli come questione "vestina" rivendicando una maggiore attenzione socio-economica alla nostra gente di montagna e pedemontana, storicamente svantaggiata rispetto all'area metropolitana e alla vallata del Pescara».  «Ho cercato di fare una politica di area», continua De Vico, «aggregando il più possibile con una progettualità di qualità, e altresì mettendo in un angolo i "falsi" vestini dediti ai loro personali interessi, venduti ai vertici politici».

Nella gestione politica dell'area vestina, Antonello De Vico si definisce un Robin Hood.  «Quasi accecato da questo ruolo alla Robin Hood ho travolto tutto ciò che si frapponeva a questa "crociata", interpretando talora machiavellicamente le regole, ossia avendo come fine nobile l'aiuto dei più deboli e mai il profitto personale. Ho talora esagerato nel giustificare mezzi quali la disperata ricerca di un lavoro per costoro presso amici imprenditori.

A questi ultimi, però, mai nulla ho lecitamente assicurato in contropartita e se qualcuno lo ha fatto in mia vece pagherà sonoramente». Poi attacca gli avversari. «Ho registrato delle vere malvagità compiute da indegni che vanno isolati e con essi quelli che li sostengono». L'ultimo pensiero è sulle intercettazioni. «Venerdì (oggi), in occasione del consiglio comunale, raccoglieremo le firme contro l'abolizione delle intercettazioni». Secondo l'accusa, De Vico avrebbe favorito l'imprenditore Daniele Mazzetti nell'assegnazione dell'appalto per i servizi sociali in cambio del «sistematico controllo delle assunzioni nella coop Agorà».

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