«Io, vero sindaco per dieci mesi»

L’ex assessore Aliano rompe il silenzio e attacca Di Mattia «Ha fallito, si dimetta. Pronto a tornare con un nuovo gruppo»

MONTESILVANO. «Per 10 mesi, il vero sindaco di Montesilvano sono stato io. Poi, Di Mattia è diventato geloso e ha cominciato a ostacolare il mio lavoro». Sui muri della città ci sono i suoi manifesti per gridare che «cambiare si può» e che la «poltrona» da assessore non conta. Un mese e mezzo dopo la cacciata dalla giunta, parla l’ex assessore Anthony Aliano e racconta della «gelosia» in Comune, di un’inchiesta giudiziaria in corso e di un progetto politico: «Sta nascendo una nuova classe politica che governerà Montesilvano e accadrà molto presto», dice mandando un messaggio all’ex alleato Attilio Di Mattia. E, al sindaco, Aliano consiglia: «Dimettiti». Lo scontro non è finito.

Aliano, come se la passa da ex assessore?

«Divinamente bene perché riesco a fare una politica attiva a favore dei cittadini come avevo sostenuto in campagna elettorale e come ho fatto per 10 mesi passando 10-12 ore in Comune, sacrificando la vita familiare e professionale, ma raccogliendo risultati che i cittadini mi riconoscono fermandomi per strada. Il vero sindaco sono stato io».

Dopo più di un mese di silenzio, spuntano i manifesti. Cosa dobbiamo leggere dietro quello slogan?

«Rappresenta la voglia di cambiamento che abbiamo io, tanti cittadini e anche alcuni consiglieri comunali. Cambiare si può perché ci sono persone competenti, che sanno amministrare e vogliono mettersi a disposizione, sacrificando la famiglia e il proprio lavoro. Io ho sempre parlato di me come missionario della politica, una politica che è soprattutto amministrazione per i cittadini. Adesso, la gente è stufa della vecchia politica che, però, Di Mattia incarna».

Ha fatto azzerare una giunta dopo appena 10 mesi: ci sta a passare per il cattivo di turno?

«Assolutamente sì. Se cattivo significa schierarsi contro chi ha ingannato i cittadini facendosi paladino del cambiamento ma poi si è rivelato un fallimento con l’inettitudine ad amministrare, allora sì, il cattivo sono io e sono felice di esserlo. E non sono l’unico: ci sono anche tanti altri come me e meno male che sia così».

In campagna elettorale, Di Mattia e Aliano andavano a braccetto. Qual è stato il cortocircuito che ha fatto saltare tutto?

«In un sistema meritocratico e democratico, c’è chi fa girare la macchina amministrativa perché ne ha le competenze e c’è chi dovrebbe saper stare tra la gente e detiene un ruolo istituzionale. Ci sono casi eccezionali in cui si riassumono entrambe le qualità ma non è certamente così per Di Mattia. Per 10 mesi sono stato io ad amministrare il Comune di Montesilvano: sono stato io il vero sindaco, chiamiamolo un sindaco ombra, e questo può essere chiesto ai dipendenti, ai dirigenti e a consiglieri. Io partecipavo a tutte le commissioni senza averne l’obbligo e avevo contatti costanti con i consiglieri e con i cittadini che vedevano in me un punto di riferimento. Fino a quando Di Mattia ha voluto svolgere solo il suo ruolo istituzionale, le cose sono andate bene. Poi, fisiologica è la gelosia in un essere umano e Di Mattia ha iniziato a osteggiare il mio lavoro con diffide verbali a non frequentare più le commissioni, a non parlare con i cittadini e a non far emergere sulla stampa i miei progetti. Ma non può andare così: chi merita dovrebbe emergere, ma con Di Mattia non è stato affatto così e, dopo gli ostacoli al mio lavoro quotidiano, è arrivato a dirmi che quando un’auto ha un ruota che va a 200 all’ora e le altre vanno troppo piano si sostituisce quella che va troppo veloce e non tutte le altre. Ma non è questa la strada: è giusto il contrario».

Lei ha lanciato accuse su Villa Falini: cosa è successo?

«È stato l’epilogo di un periodo in cui eravamo diventati antagonisti, io per il cambiamento e Di Mattia per la vecchia politica. Così, a richiesta della procura, già interessata dal consigliere Pdl Ottavio De Martinis, ho raccontato come sono andati davvero i fatti. E cioè che un verbale di giunta era stato alterato a posteriori. Quello di Di Mattia è stato un atto illegittimo e ho ritenuto di riferirlo».

Si parla di foto di documenti cambiati: esistono davvero queste immagini?

«Certamente sì e di questo la procura era già stata edotta. Io ho sempre operato con oggettività nell’interesse pubblico e, per questo, anche i consiglieri di opposizione hanno votato tanti miei provvedimenti: questo, però, non è andato giù a Di Mattia. E in quei momenti, quando la minoranza diceva sì ai miei provvedimenti, si parlava di Aliano futuro sindaco di Montesilvano».

Intanto, Di Mattia è entrato nel Pd. Che ne pensa?

«Una mossa elettorale completamente folle. Ma ognuno è libero di associarsi con chi vuole. Il mio giudizio sulla giunta bis? Mi porto nel cuore, e lo dico in modo sarcastico, gli assessori perché non avranno la possibilità di lavorare, per carenze finanziarie e soprattutto manca l’apporto di un leader. Nino Fusco assessore? Mi dispiace per lui. Faccio un esempio generico: quando si parla del registro delle coppie di fatto e poi la gente non ha 50 euro per la spesa settimanale, vuol dire che l’amministrazione che non funziona. Ma sono contento che tanti la pensino come me. Cito il consigliere Lorenzo Silli, uno straordinario che ha annunciato che voterà sui singoli provvedimenti, poi, Manola Musa, capogruppo Pdl che ha dimostrato grande tenacia nel perseguire il cambiamento, e Ottavio De Martinis, uno sempre pronto. Poi, c’è anche l’ex consigliere Oscaro Biferi. Sta nascendo una nuova classe politica che governerà Montesilvano e non passerà tanto tempo. Lo faremo con una parola d’ordine: cambiamento».

Un consiglio a Di Mattia?

«Deve dimettersi e restitutire dignità a Montesilvano. Il tempo scorre inesorabile e non può continuare a provare ad amministrare sperando di superare le sue inettitudini a governare una macchina troppo complessa. Se si tornasse a votare, Di Mattia non avrebbe un solo sfidante: siamo tanti perché amo la collegialità».

Insomma, non c’è più spazio per un’alleanza?

«È impossibile».

Sì, ma a Montesilvano tanti continuano a dire: «Mai dire mai e mai dire sempre».

«I tanti che lo dicono appartengono ancora a quella vecchia logica politica che non ci appartiene. Bando alle ciance: in un sistema meritocratico, chi si sbaglia si deve dimettere per lasciare il posto a chi sa amministrare meglio di lui. Dieci mesi bastano per capire chi è adatto a governare la città e chi invece no».

E se Di Mattia le dicesse: «Anthony sei davvero troppo bravo, torna con me». Lei che farebbe?

«Io sono a disposizione della città e sono ancora al servizio della città, magari accade all’insaputa del sindaco. Però, io ci sono sempre, a partire dal rapporto con tanti consiglieri che mi chiamano fino a contatti con i dirigenti, come Sandro Terenzi, o con il direttore dell’Azienda speciale Eros Donatelli. Una cosa è certa: non voglio mai più associare il mio volto a chi non rappresenta il cambiamento e la trasparenza amministrativa».

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