Kimberly, i sindacati chiedono aiuto a Regione e Comune

Alanno, corsa contro il tempo per evitare la vendita i lavoratori proclamano un pacchetto di 40 ore di sciopero

ALANNO. Sulla scelta aziendale di vendere lo stabilimento della Kimberly Clark, di Alanno, che produce carta igienica e pannolini, intervengono i sindacati del settore Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil: annunciano di voler «coinvolgere immediatamente le istituzioni regionali e locali, al fine di cercare eventuali soluzioni per poter convincere la Kimberly Clark a ripensare a tale progetto e a rilanciare la realtà produttiva di Alanno».

In assemblea, invece, i lavoratori all'unanimità hanno annunciato un primo pacchetto di scioperi di 40 ore per la vertenza, le cui modalità di attuazione saranno decise dalla Rsu di stabilimento. L'azienda ha convocato le parti sociali per un ulteriore confronto, il 9 novembre in Confindustria, a Pescara. Lo stabilimento si troverebbe penalizzato per la contenuta capacità produttiva della sede, pari a 30mila tonnellate di prodotti e il numero di 180 lavoratori: una dimensione che renderebbe la fabbrica appetibile sul mercato italiano. Le organizzazioni sindacali puntano l'indice contro la politica commerciale, portata avanti fino ad oggi dall'azienda che non ha prodotto risultati soddisfacenti, rispetto alla quota di mercato dei principali competitor.

La scelta delle cessione dell’attività fa parte della riorganizzazione del gruppo della multinazionale americana che, dopo l'esame dell'andamento delle vendite, in questo particolare momento di congiuntura dei mercati, ha deciso di chiudere lo stabilimento di Burton, in Gran Bretagna, un reparto nello stabilimento di Flint, in Scozia, di cedere lo stabilimento di Klucze, in Polonia, quello di Calatayud, in Spagna e, per l’Italia, lo stabilimento di Alanno, la cui produzione verrebbe concentrata presso l'altro opificio italiano di Romagnano Sesia, in provincia di Novara. «Questo piano industriale del gruppo», riferisce Emilio Di Pietrantonio della Uilcom Uil, «ci è stato confermato dall'amministratore delegato del gruppo Italia Marco Querzoli, che ufficialmente ha spiegato come la scelta di vendere la sede di Alanno risiederebbe nella dimensione media dello stabilimento che faciliterebbe la cessione anche a piccoli e medi gruppi italiani del settore». «Va evidenziato, che lo stabilimento alannese», continua il sindacalista, «ha i conti in regola, fa un prodotto di eccellenza, qualitativamente apprezzato dal mercato, a costi contenuti e con un significativo margine di redditività. Ciò ha contribuito a mantenere in equilibrio il bilancio aziendale in Italia negli ultimi anni. Lo stabilimento, come confermato dall'azienda, è un gioiello di efficienza, applica il «lean» nell’organizzazione e gestione aziendale (progetto pilota in Europa) e presenta tutti i conti in ordine. E’ un’indubbia perdita per l’intero territorio la vendita di una presenza così prestigiosa». In merito all’eventuale cessione, i sindacati hanno espresso all'azienda tutta la loro preoccupazione rispetto a possibili acquirenti d'assalto, interessati al business finanziario, piuttosto che alla continuazione dell'attività aziendale e a tale riguardo hanno chiesto alla direzione aziendale di effettuare una verifica attenta sui possibili acquirenti e sui piani industriali prodotti. «È nostro interesse», conclude il sindacalista, «assicurare il mantenimento delle maestranze presenti nello stabilimento di Alanno e di tutti i lavoratori che ruotano attorno all'indotto produttivo».

Walter Teti

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