Knock-out game, pestaggi e rapine: presa la gang dei figli di papà a Pescara

11 Settembre 2015

Sgominata la banda che terrorizzava le notti della movida. Due arresti e cinque denunce: hanno tra i 13 e i 19 anni. "Giovani e giovanissimi accomunati dall'appartenenza al gruppo che aveva fatto della violenza e prevaricazione il proprio cavallo di battaglia"

PESCARA. Knock-out game, rapine e pestaggi nelle notti della movida pescarese: a farlo una gang di giovanissimi che ha seminato il terrore per mesi in città, sgominata nel corso di una operazione congiunta di polizia e carabinieri, con due arresti e cinque denunce. Il più giovane non ha ancora compiuto 14 anni, il più grande ne ha 19. I due arrestati, il 17enne A.L. e il 14enne S.D., entrambi di Pescara,  devono rispondere a vario titolo di rapina, estorsione, ricettazione, minacce aggravate e porto abusivo di armi. Segnalato anche un 13enne che non è imputabile.

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"Tutti ragazzi di famiglie senza particolari problemi". Nel corso della conferenza stampa congiunta, tenuta preso il Comando provinciale dell'Arma, dal capitano Claudio Scarponi e dal vice Questore e primo dirigente della Squadra Mobile Pierfrancesco Muriana hanno posto l'accento sull'indole violenta e gratuita del branco. «Stiamo parlando di giovani e giovanissimi accomunati dall'appartenenza al gruppo che aveva fatto della violenza e prevaricazione il proprio cavallo di battaglia. Parliamo di ragazzi di famiglie senza particolari problemi, anzi direi normali ma probabilmente poco attente all'azione dei figli. Ragazzi che hanno agito in maniera gratuita per l'affermazione della propria supremazia nei confronti di loro coetanei. Questa mattina però il 14enne, quando siamo andati a prenderlo a casa, é scoppiato a piangere».

Knockout game in riviera. Il più grande dei due arrestati è stato anche indagato, insieme ad altri quattro maggiorenni (di età compresa tra i 18 e i 19 anni), per una serie di aggressioni e pestaggi avvenuti nella notte del 28 giugno scorso quando sul lungomare nord di Pescara, si verificarono una serie di aggressioni da parte di alcuni giovani che si erano divertiti ad assalire e malmenare ignari cittadini che passeggiavano con le modalità tipiche della pericolosa pratica del "knockout game", anche con l'utilizzo di caschi come armi contundenti. Più di un testimone, aveva raccontato che il "branco" si esaltava al grido di "Ko!" ogni volta che qualcuno, improvvisamente e senza alcun motivo, veniva colpito e buttato a terra. Quella sera tre giovani erano costretti a fare ricorso alle cure dei sanitari per le ferite subite, riportando prognosi comprese tra i sette e i quindici giorni. Il 18enne Francesco Parolise, colto in flagranza, fu subito arrestato.

Altre aggressioni sarebbero state commesse tra la riviera e il centro cittadino il 19 e 20 luglio, il 28 luglio, il 1° e 5 agosto scorsi.

Minacce coi coltelli ai coetanei. Nella notte tra il 19 e il 20 luglio scorso, si presentava nell’ufficio denunce della Questura un ragazzo di sedici anni, accompagnato dal padre, per riferire che, mentre si trovava nei pressi di uno stabilimento balneare della riviera nord, era stato aggredito e picchiato da alcuni giovani, tutti armati di coltelli. Il giovane precisava che uno dei ragazzi, poi identificato nel diciassettenne A.L., lo accusava di aver molestato la sua fidanzata.  In realtà, precisava il denunciante, tra i giovani che frequentano di sera il lungomare, era da tempo noto il fatto che A.L., ed il gruppo dei suoi amici, si comportavano da bulli, girando armati di coltelli e divertendosi a molestare e minacciare coetanei per le più assurde banalità, seminando il panico. Peraltro, proprio mentre la vittima si trovava ancora in questura, riceveva una chiamata da un amico il quale, con voce concitata, gli chiedeva di non sporgere denuncia perché lo stesso gruppo di bulli lo aveva appena aggredito, rapinato e minacciato utilizzando un coltello.

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La rapina a due ragazzine in corso Umberto. Oramai forti del timore che erano riusciti ad ingenerare nei coetanei e rafforzati dallo spregiudicato possesso di coltelli, i due giovanissimi proseguivano la loro estate di violenza specializzandosi nella consumazione di reati e, in particolare, di rapine. Vittime ignare il 28 luglio, poco dopo le 9 di mattina, due ragazzine appena sedicenni che, mentre percorrevano a piedi la centralissima Corso Umberto per trascorrere una tranquilla giornata di mare, venivano avvicinate da A.L.. insieme ad un altro giovanissimo bad boy. I due non esitavano a puntare un coltello alla gola delle ragazzine per impossessarsi del contenuto della sacca da mare. Il bottino dell’ennesima rapina, anche in questo caso, non era che di pochi euro, oltre ai telefoni cellulari delle adolescenti. Terrorizzate, le vittime, tornavano a casa e qui trovavano il coraggio di denunciare ai Carabinieri di Cepagatti e Pianella la terribile esperienza appena vissuta.

A spasso con un coltello su un motorino rubato. Passano pochi giorni e A.L. viene fermato dai carabinieri. Alle 5 di mattina del 1 agosto, durante un servizio di perlustrazione, i militari lo sorprendono alla guida di un ciclomotore lungo la strada parco. A seguito dell’immediata perquisizione condotta sul posto, A.L. veniva trovato in possesso di un coltello di 20 cm di lunghezza tenuto alla cinta. Inoltre il cilindretto forzato con uno spadino era chiaro indizio della provenienza delittuosa dello scooter, risultato infatti rubato pochi giorni prima sulla riviera. Per questi fatti il minore dovrà rispondere anche dei reati di ricettazione e porto abusivo di armi.

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Donna rapinata nella golena sud. L'ultimo fatto di cui A.L. è accusato è avvenuto lo scorso 5 agosto quando, poco dopo le 14.30, ha tentato una rapina ai danni di una donna nel parcheggio della golena sud. Avvicinatosi alle spalle della vittima, l'ha bloccata mettendole una mano alla bocca ed intimandole di consegnargli la borsa. La reazione della donna faceva però scaturire tra i due una violenta colluttazione al termine della quale il rapinatore riusciva comunque ad impossessarsi della borsa e, dopo averla scaraventata a terra, prima di allontanarsi, a sfregio, le sferrava un calcio alla schiena. Benché terrorizzata e dolorante per quanto accaduto, la 37enne, prima di essere portata in ospedale, riusciva a dare una breve ma precisa descrizione del malvivente, fornendo importanti elementi che portavano ad A.L. I carabinieri lo hanno raggiunto a casa ma lui ha negato tutto riferendo di essere rimasto tutto il giorno a casa a guardare la tv. Tuttavia il giovane era sudato e agitato, così i militari hanno perquisto l'abitazione e trovato maglia, pantaloni e cappello ancora intrisi di sudore e perfettamente compatibili con quelli descritti dalla donna. A.L. veniva così arrestato in flagranza per il reato di rapina e ristretto presso il centro di prima accoglienza dell’Aquila.

Crolla il muro di omertà. L’eco avuto dal suo arresto permetteva di abbattere il muro di omertà eretto sulla paura che aveva protetto le malefatte dei due rapinatori: ai carabinieri si presentavano così due 16enni i quali raccontavano di un ulteriore colpo messo a segno, questa volta dal S.D. con altro complice, al momento non ancora identificato, il 19 luglio. Luogo dell’evento è via Gioberti, dove i due adolescenti, seduti tranquillamente a parlare sui motorini, venivano avvicinati da due malviventi i quali, puntando un coltello alla gola di uno dei denuncianti, si facevano consegnare i portafogli con dentro qualche euro. Anche in questo delitto il coraggio della vittima permetteva ai Carabinieri di individuare, attraverso le foto segnaletiche mostrate, l’autore della rapina.

Gli arresti. Alla luce degli elementi raccolti dagli investigatori, su richiesta del pm Antonio Altobelli, il Gip presso il Tribunale per i Minorenni dell'Aquila, Alessandro Giordano, ha disposto per A.L. la misura cautelare della custodia in carcere presso un Istituto Penale Minorile e per S.D. la misura cautelare del collocamento in comunità.

"Violenza gratuita e scollamento con la realtà". Nel corso della conferenza stampa, il capitano Claudio Scarponi ha spiegato che «all'inizio sembrava trattarsi di piccoli soprusi e atti di bullismo con una escalation arrivata poi a vere e proprie violenze con rapine ed aggressioni commesse sia la sera che in pieno giorno e in pieno centro anche per bottini di poche decine di euro o per un telefonino, eppure nonostante questo hanno fatto ricorso ad un coefficiente di violenza davvero elevato con una grande facilità ad intimidire i propri coetanei, diventando di fatto il terrore dei giovani pescaresi. Ci ha sorpreso in un certo senso - ha detto ancora il capitano Scarponi - l'evidente scollamento di questi giovani con la realtà quotidiana abbastanza inquietante». Gli inquirenti hanno sottolineato come importante sia stata la collaborazione delle «vittime» che hanno avuto il coraggio di denunciare a polizia e carabinieri i loro aggressori. Le indagini proseguono per capire se i sette indagati sono responsabili anche di altri fatti criminosi e se ci sono altri giovani e giovanissimi coinvolti.