L’Abruzzo al lavoro nel fango Il nostro aiuto agli alluvionati 

Casinghini, capo della Protezione civile regionale: «Accolti a Cesena come degli eroi»

Il fango ha trascinato via, insieme a mobili, letti, poltrone e armadi, anche i ricordi. Pezzi di vita vissuta al riparo delle mura domestiche. Fotogrammi sbiaditi dalla poltiglia, che ha travolto tutto: gli album di famiglia giacciono lì, su cumuli di mobilio e vettovaglie, a pochi metri dalle abitazioni allagate, dagli scantinati sommersi da dove si continua, incessantemente, a pompare via acqua. Un misto di lacrime e pioggia sui volti dei soccorritori, segnati dalla fatica. Di abbracci e sudore, solidarietà e consapevolezza. E il cuore grande dell'Abruzzo c'è.
I volontari della protezione civile sono arrivati, sabato scorso, a Cesena con pompe idrovore, pale, moduli antincendio, mezzi meccanici e piccoli anfibi. Li chiamano gli "angeli del fango", molti sono giovanissimi. «Quando l'Abruzzo ha avuto bisogno, gli altri hanno dato una mano. Penso ad eventi catastrofici come il terremoto dell'Aquila», dice al Centro Mauro Casinghini, capo dell'Agenzia di Protezione civile della Regione Abruzzo, «abbiamo un debito di riconoscenza, adesso tocca a noi».
L'ABRUZZO IN CAMPO. Si spala incessantemente per liberare strade e case dal fango.
Caschetti di protezione in testa e stivali di gomma, la divisa d'ordinanza per affrontare l'emergenza. Ma anche tanta professionalità e generosità. «Abbiamo portato molto altro», racconta da Cesena Casinghini, «siamo partiti con una colonna mobile che resterà qui ancora per qualche giorno. Poi, attraverso il Dipartimento della Protezione civile nazionale, in accordo con la Regione Emilia Romagna, vedremo la prossima destinazione». Le immagini, impresse negli occhi dei volontari, sono le stesse di molte altre catastrofi. L'alluvione di Senigallia, lo scorso autunno, i terremoti. Ma è il senso di comune solidarietà che si respira nell'aria ad alimentare braccia e gambe. Senza un minuto di sosta.
Nel campo allestito dai volontari abruzzesi, nel Centro operativo comunale, brandine e sacchi a pelo per la notte. Qui si cucina e arrivano pasti caldi.
GARA DI SOLIDARIETà. Hanno raccolto lo sfogo di coppie di anziani che hanno perso tutto, di giovani sposi che avevano appena acquistato casa.
Di commercianti e artigiani, che si sono visti spazzare via dal fango decenni di lavoro e fatica. «È dura», commenta Casinghini, «nelle zone più basse della città l'acqua ha invaso i primi piani e gli scantinati di interi condomini, garage e supermercati. Stiamo provvedendo allo sgombero delle masserizie, a portare via i generi alimentari andati a male. Quando vedi mucchi di divani, mobili, letti pensi alla quotidianità delle famiglie stravolta». Il cuore dei volontari si stringe di fronte a scene di totale distruzione. «Un dolore con cui bisogna fare i conti», dice il capo della Protezione civile regionale. Di contro, l'ondata si solidarietà avvolge come un abbraccio caldo.
«Siamo stati accolti dalla popolazione come eroi. L'amministrazione comunale ci ha ringraziati più volte per l'aiuto che stiamo fornendo in un momento tanto difficile e per l'azione di coordinamento», aggiunge Casinghini.
AIUTI CONCRETI. Superata la fase emergenziale, che non è ancora rientrata, nelle zone dell'Emilia Romagna colpite dall'alluvione bisognerà ricostruire tutto: scuole, uffici pubblici, distretti sanitari e servizi vari. «Chi vuole dare un aiuto concreto», spiega il direttore della Protezione civile, «può versare un contributo sui conti correnti aperti dalla Regione per gli interventi prioritari. Il quadro delle necessità non è ancora ben chiaro, ma andranno ripristinati subiti i servizi essenziali come istituti scolastici e i presidi sanitari. Molto c'è ancora da fare».
FONDI EUROPEI. «Non si possono saccheggiare i fondi di coesione: occorre, da parte dell'Europa, individuare e costruire strumenti di intervento di azione e un coordinamento più forte a livello di Protezione civile delle diverse delle diverse nazioni e un fondo specifico per affrontare le emergenze e per fare in modo che la capacità di risposta sia molto più rapida». Questo l'intervento del presidente della Regione, Marco Marsilio, a margine della plenaria del comitato europeo delle Regioni a Bruxelles.
«È evidente che l'Italia è un Paese, da questo punto di vista, più esposto e più fragile, quindi sente più di altri l'esigenza di un intervento europeo in questo senso, che non significa distrarre i fondi della coesione per utilizzarli per le emergenze», ha sottolineato Marsilio, «che devono essere preservati e focalizzati sulla riduzione del divario delle infrastrutture tra le aree deboli e le aree forti dell'Europa. Non può diventare il fondo che si saccheggia ogni volta che c'è un'emergenza».
©RIPRODUZIONE RISERVATA