L'accusa: posto barca per pagare i manifesti

28 Giugno 2011

Processo D'Alfonso, il pm: così saldati i debiti con la tipografia. La difesa: solo cortesia

PESCARA. Un posto barca al porto turistico per pagare i debiti dei manifesti politici. Ieri, il rapporto tra la tipografia Brandolini, il Comune di Pescara e il partito della Margherita è stato al centro della terza sfilata di testimoni dell'accusa nel processo a carico dell'ex sindaco Luciano D'Alfonso, del suo braccio destro Guido Dezio e di altre 22 persone.

LA BARCA. «Nel 2006», ha raccontato Loredana Ginestrino, moglie del tipografo Gabriele Brandolini, «abbiamo comprato una barca, difficile però trovare un ormeggio. Parlando con Guido, Guido Dezio, mi disse: "Forse vi posso dare una mano". Fece una telefonata e riuscimmo a trovare il posto barca, a Pescara, nell'estate del 2006». Ma il pm Gennaro Varone ha contestato che il contratto d'affitto, «mai registrato», è stato stilato a barca già calata in acqua: il 30 dicembre del 2007, con il primo pagamento avvenuto il 23 giugno 2008, tre giorni dopo una perquisizione della polizia nella sede di Sambuceto della tipografia. «Ma tra il 2006 e il 23 giugno 2008 avete pagato l'affitto del posto barca?», ha chiesto Varone. «No, abbiamo pagato quando dal porto turistico ce l'hanno chiesto», ha risposto Ginestrino.

Così, per l'accusa, il posto barca è stato il saldo dei debiti dei manifesti: un saldo, ha detto l'accusa, preteso «animatamente» da Ginestrino in un faccia a faccia in municipio con Dezio. «Non ho preteso il posto barca come pagamento dei debiti per i manifesti», ha detto Ginestrino che però, sempre ieri, ha confermato anche le sue dichiarazioni a Varone il 24 giugno 2008 e cioè l'esistenza di un «accordo» con Dezio per un posto barca in cambio dell'azzeramento dei debiti: «Sì l'ho detto», ha ripetuto Ginestrino due volte. Ma, allora, l'ormeggio «fu un un atto di graziosità o altro?», ha chiesto il presidente del collegio giudicante Antonella Di Carlo. Di certo, ha detto Ginestrino, «non è stato un dispetto». «Il posto barca? Una cortesia, una gentilezza», per l'avvocato Marco Spagnuolo, difensore di Dezio.
IL FAX. In aula è spuntato anche un fax di D'Alfonso mandato alla Brandolini con un appunto scritto a mano: «Non pensate solo ai soldi! Occupatevi di lavorare!». Per questo fax del 6 luglio 2007 - un ordine «urgente» di 400 manifesti in vista dell'inaugurazione dell'Aurum fissata al 19 luglio e dell'arrivo dell'ex sindaco di Barcellona Pasqual Maragall - D'Alfonso e Dezio sono imputati per concussione. È un ricatto all'impresa la frase di D'Alfonso? No, «soltanto l'urgenza di stampare i manifesti», ha ribattuto l'avvocato Giuliano Milia, legale di D'Alfonso.

LA MARGHERITA. Ma le pubblicità di Comune e della Margherita sono state una cosa sola come suppone l'accusa? «Due attività separate con due contabilità diverse», ha detto un'altra testimone Simona Di Nicola, impiegata della Brandolini. Ascoltata anche Rossana Di Primio, ex segretaria di Dezio: in una telefonata intercettata con Dezio, del 24 aprile 2008, si parla di un «quadernone». Per l'accusa, un brogliaccio con i soldi delle imprese alla politica mentre, per le difese di D'Alfonso e Dezio, non è altro che «un'agenda delle attività» del Comune.

LA PARCELLA. Sul modo di amministrare di D'Alfonso improntato al decisionismo, è stata ascoltata Giovanna Di Lodovico, nel 2003 responsabile del servizio Manutenzioni del Comune poi revocata da D'Alfonso: «D'Alfonso aveva un rapporto diretto con noi, ci telefonava, per cose lecite, e scavalcava anche i nostri superiori. Un giorno mi chiamò a casa per bloccare un pagamento di circa tremila euro all'ingegnere Franco De Donatis. Mi disse che l'ingegnere aveva percepito già abbastanza e di annullare la determina. Lo feci». Per la difesa, D'Alfonso è intervenuto per far rispettare il patto di stabilità: in base ai documenti della difesa, il pagamento al professionista è stato soltanto ritardato.

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