L’analisi del geologo: fenomeno centenario qui non si può abitare

Il tecnico incaricato dal Comune di Civitella Alfedena: "Fronte a più strati in continua evoluzione, a rischio anche il terreno a monte"
CIVITELLA CASANOVA. «Gli abitanti non possono rientrare, nè ora nè mai». Non ha dubbi Pietro Martire Eustachio, il geologo incaricato dal Comune di Civitella Casanova di preparare la relazione tecnica su quanto avvenuto. Non ha dubbi perché, spiega il professionista, «ci troviamo di fronte a un tipo di frana quiescente: una frana che si è mossa già altre volte in passato, l’ultima circa cento anni fa, e può continuare a farlo, perché attiva ein evoluzione».
Troppo rischioso per il geologo, convinto che la zona non sia nè abitabile nè edificabile: «È una frana di tipo complesso, già cartografata dal Piano stralcio di bacino della Regione, ma che nessuno si aspettava si manifestasse in queste proporzioni».
I primi segnali, secondo quanto rilevato dal tecnico, si erano manifestati tra il 28 e 29 gennaio con la rottura della rete idrica, l’allentamento dei cavi elettrici e del traliccio della media tensione e la rottura di un pozzo a cisterna. Ma è andata sempre peggio: il 3 febbraio c’è stata la rottura totale della condotta principale della rete idrica, e tra il 9 e il 10 febbraio si sono verificate le prime fratture sulle strade comunali e la prima casa danneggiata, con il dissestamento di un pilastro.
È proprio il 10 febbraio che il geologo, come ricostruisce nella sua relazione, dopo il sopralluogo in cui si rende conto che si tratta della riattivazione di una vecchia frana segnalata dalla cartografia ufficiale, che però si è manifestata non con un movimento “scivolativo” ma «gravitativo complesso». E a quel punto si decide di sgomberare le prime due famiglie coinvolte dai primi danni. Ma la situazione è preoccupante e il giorno successivo, monitorando il terreno con un foro di sondaggio, il tecnico ha conferma che la frana è di tipo complesso. In pratica, oltre alla riattivazione dell’antico piano di scorrimento delimitato lateralmente da due fossi che racchiudono il corpo di frana principale, si sono sovraimposti piani secondari multipli.
La frana, stima il geologo, interessa una lunghezza di un chilometro e mezzo e una larghezza di 600 metri, con una profondità da un minimo di 12-14 metri a un massimo di 30-40 metri. Un movimento esteso e profondo che porta con sè ulteriori fratture e franne secondarie locali.
«Allo stato», conclude il geologo, «si ipotizza che la dinamica del fenomeno sia ancora attiva e in evoluzione. Il rischio, da tenere ben monitorato», ammonisce, «è anche per il terreno a monte, lungo il ciglio superiore dell’orlo della scarpata che delimita la vallata». (s.d.l.)
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