L’Aquila alle urne? Candidati spiazzati

Il capoluogo si scopre impreparato alle nuove elezioni amministrative Lolli uomo forte del centrosinistra, a destra scalpitano Tinari e Liris

L’AQUILA. Se elezioni amministrative ci saranno – e cioè se il sindaco Massimo Cialente non ritirerà le dimissioni, come pure gli consente la legge e come ha già fatto a marzo 2011 – il capoluogo regionale, alla seconda «chiama» dopo quella della primavera 2012 che ha confermato il medico aquilano col 59% dei suffragi, sarà una città del tutto impreparata al voto. Elettori ed eligendi. Infatti, sempre se si vota, nessuno avrebbe scommesso su una fine anticipata del mandato cialentiano a un anno e otto mesi dalla riconferma.

Il voto amministrativo dato per incipiente potrebbe però slittare anche ben oltre l’election day del 25 maggio. Autunno oppure addirittura primavera 2015. E questo non solo perché il sindaco – entro 20 giorni che decorrono dal consiglio comunale in cui si presenterà dimissionario – può ripensarci e restare in sella. Ma anche perché, superato il 30 gennaio, L’Aquila perderebbe il treno dell’election day, con rinvio del voto e allungamento del periodo commissariale. Insomma, nel calderone delle valutazioni che si fanno strada in queste ore di frenetiche convulsioni nella politica cittadina va messa anche quest’ipotesi. Oltre al fatto che il governo, di fronte alla particolare situazione aquilana, alle prese con la ricostruzione post-sisma, potrebbe prevedere un «collegio» di commissari (titolare e subcommissari) chiamati a fare le funzioni di sindaco, giunta e consiglio comunale. Con poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione. Tuttavia, resta difficile pensare, ad esempio, che un commissario possa mettere le mani al Prg della città.

Il voto amministrativo piace poco sia a destra sia a sinistra. Forse, in questa fase, piace solo ai movimenti e ai movimentisti. In un contesto del genere, il toto-nomi, comunque già partito, appare quantomai incerto. L’uomo forte a sinistra è Giovanni Lolli, che sebbene candidato al ticket col candidato del centrosinistra alle Regionali, in tanta parte di sinistra aquilana fu indicato come successore del «Cialente I» già a maggio di due anni fa. Poi non se ne fece nulla. Sebbene l’ex parlamentare dica di non aver ricevuto richieste in tal senso, né di sentirsi «fantomatico uomo della Provvidenza», se il partito gli chiederà il sacrificio, primarie o no, non potrà sottrarsi. Il fatto è che all’Aquila, da mesi, i candidati sono tanti. Ma per le Regionali. Il nuovo quadro che si delinea è destinato a scompaginare i piani. Difficile pensare, infatti, che alle primarie del centrosinistra possano mancare i capigruppo di Sel Giustino Masciocco e di Rifondazione comunista Enrico Perilli. Spiazzante, poi, la presenza di un acerrimo nemico di Cialente, il preside del Classico Angelo Mancini, al capezzale della sua giunta. Il più fiero oppositore del sindaco dimissionario, già avversario di Cialente nel 2012, stavolta potrebbe fare un passo indietro. E se il movimentismo cittadino – al netto dell’incognita grillina, da sottoporre pur sempre al supremo giudizio della «rete» – potrebbe sancire la saldatura tra Appello per L’Aquila di Ettore Di Cesare e L’Aquila che vogliamo di Vincenzo Vittorini, in favore del primo, di nuovo pronto a candidarsi a sindaco, a sinistra, se risolverà i suoi problemi giudiziari, potrebbe tornare in pista l’ex rettore Ferdinando di Orio. Tra i simpatizzanti dei movimenti, meno favorito il professor Walter Cavalieri (Policentrica), dato in avvicinamento alla linea Cialente specie dopo il via libera all’urban center.

A destra c’è folla. Nel senso che i vari Luca Ricciuti, Guido Quintino Liris, Roberto Tinari, Alessandro Piccinini, come il pidiellino giuliantiano Alfonso Magliocco dalle Regionali potrebbero essere «dirottati» sulla causa comunale. Così come Luigi D’Eramo della Destra cui bruciarono le desiderate primarie. La società «civile»? un nome che torna è quello di Roberto Marotta ex presidente Fondazione Carispaq. Nell’Udc l’avvocato Raffaele Daniele potrebbe raccogliere il testimone di Giorgio De Matteis già uscito sconfitto da Cialente. Se si vota a maggio.

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