L’Arcigay: «Nelle scuole sì all’educazione sessuale»

L’Aquila è una delle 50 città italiane in cui si svolgerà l’iniziativa di protesta «Non si può restare indifferenti alla deriva antidemocratica del Governo Meloni»
Da un lato il deputato della Lega, Rossano Sasso, contrario all’educazione sessuale nelle scuole e primo firmatario di una risoluzione in Parlamento; dall’altro associazioni (con Arcigay in testa), collettivi, insegnanti, studenti, forze progressiste ed esponenti delle istituzioni che pensano esattamente il contrario.
Nel mezzo i genitori, il più delle volte disorientati di fronte alla confusione che regna sovrana nel mondo della politica. Per cercare di spingere nella direzione dell’apertura alle lezioni di sessualità nelle scuole oggi, dalle 18 alle 20 in quasi 50 città italiane in Abruzzo la manifestazione si svolgerà all’Aquila, scenderanno in piazza oltre 250 realtà che si oppongono all'approvazione della risoluzione della Lega che «vieta l'educazione sessuale e affettiva nelle scuole, tacciandola di essere espressione di una fantomatica ed inesistente “ideologia gender”».
Ad organizzare i sit in e Tocca a Noi e Arcigay: «Non possiamo e non vogliamo», spiegano, «restare indifferenti alla deriva illiberale e antidemocratica dell'Italia al tempo del Governo Meloni». Le città coinvolte, oltre all’Aquila, sono Aosta, Avellino, Bergamo, Bisceglie, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Catania, Cosenza, Cremona, Cuneo, Firenze, Frosinone, Genova, Grosseto, Latina, Lecce, Livorno, Mantova, Milano, Modena, Padova, Palermo, Pavia, Pesaro, Pisa, Pistoia, Pomigliano d'Arco, Potenza, Ragusa, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Rovereto, Rovigo, Sanremo, Siena, Taranto, Torre del Greco, Trani, Trapani, Trento, Varese e Vicenza.
«La scuola che libera tutti», aggiungono i promotori, «è una scuola dove non c'è posto per i pregiudizi sessisti, razzisti, omolesbobitransfobici e abilisti. È una scuola che si fa comunità educante e spazio sicuro per tutte le persone che la attraversano; una scuola che condanna e rifiuta l'odio e la discriminazione. Ma si scende in piazza anche per chiedere alle istituzioni di assumere un impegno concreto a sostegno dei progetti di educazione sessuale e affettiva nelle scuole che la risoluzione Sasso vuole mettere al bando, perché al contrario, rappresentano uno strumento indispensabile per la prevenzione e di contrasto al bullismo e alla violenza patriarcale, un presidio fondamentale per la tutela della salute riproduttiva e sessuale e per l'educazione al consenso».
«La risoluzione Sasso», concludono le realtà organizzatrici, «è solo l'anticamera di una legge anti-Lgbtqia+ che avvicina l'Italia a Paesi illiberali, antidemocratici e responsabili di numerose violazioni dei diritti umani come l'Ungheria di Orbán e la Russia di Putin. Ecco perché non possiamo stare a guardare».
La replica di Sasso è perentoria: «Con il ritorno tra i banchi e l’impegno del Governo nel garantire un anno scolastico sereno per studenti e docenti», sottolinea, «la sinistra non trova di meglio che riproporre la propaganda gender nelle scuole, fin dalle prime classi della scuola elementare. È incredibile come, non contenti di quanto già imposto a livello europeo con progetti come ‘Dragtivism Erasmus+’, PD e M5S intendano continuare a spingere l’ideologia gender attraverso risoluzioni in Commissione Cultura. La Lega non starà a guardare: ci opporremo fermamente a questa deriva che mira a una forma di indottrinamento ideologico nelle scuole».
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