L'urlo dei pescatori: siamo rovinati

Protesta in prefettura contro il fermo biologico e le norme europee

PESCARA. «Siamo pescatori sul lastrico, perché il fermo biologico viene organizzato senza una programmazione e con stipendi da cassaintegrati. Siamo sul lastrico, perché le nuove norme della Commissione europea abbattono il pescato del 50 per cento».

La marineria di Pescara, quella sud e quella nord, si è unita ieri mattina per srolotare davanti la sede della Prefettura e della Provincia in piazza Italia i manifesti dell'indignazione verso le nuove norme entrate in vigore il 1º giugno che impongono reti a maglie più larghe - da 25 a 40 millimetri - per protestare contro il fermo biologico «programmato senza futuro» e per ricordare agli amministratori che l'economia della città si regge anche sul loro mestiere disagiato: «Perché le nostre mogli ci aspettano pregando». 

Una cinquantina di pescatori si sono incamminati in corteo dal porto al palazzo della Provincia che hanno raggiunto con i manifesti «Assessore Mauro Febbo aiutaci», «Le nuove norme hanno azzerato il nostro guadagno», «Frittura addio», «Caro gasolio, maglie larghe, fermo pesca non retribuito». Hanno portato anche i fumogeni, hanno bloccato un po' il traffico in quella che, come hanno spiegato, sarà la prima di una serie di manifestazioni. Pescatori da generazioni che intanto ce l'hanno con i metodi dissennati del fermo biologico.

«Perché il fermo non ha una programmazione e in quel periodo di pausa facciamo la fame, veniamo retributi con a stento 600 euro: roba da cassaintegrati, ma noi abbiamo un lavoro e vogliamo farlo». Questo il primo punto che una delegazione di pescatori formata da Massimo Camplone, Francesco Scordella, Camillo Grosso, Giovanni Verzulli e Spartaco D'Antonio, ha raccontato al prefetto di Pescara Vincenzo D'Antuono che li ha ricevuti intorno alle 10,30 al tavolo in cui sedeva anche il presidente della Provincia, Guerino Testa.

«Eccellenza, il nostro problema maggiore è il fermo che non viene mai organizzato e il cui periodo viene sempre deciso all'ultimo momento con gravi danni per noi. Eccellenza, quando c'è il fermo, non veniamo retribuiti e abbiamo mogli e figli». Per questo, i pescatori chiedono un incontro urgente all'assessore regionale dell'agricoltura Mauro Febbo anche reo, per la marineria, di destinare più risorse all'agricoltura che alla pesca. 

L'ultimo salasso per i pescatori pescaresi - un migliaio tra armatori, marinai e indotto - è arrivato dalla Commissione europea. Dal 1º giugno, infatti, sono entrate in vigore le nuove severe norme sulla pesca che impongono uso di reti con maglie più larghe (oggi 40 millimetri, ieri 25 millimetri) per evitare di catturare il novellame, distanza minima a non meno di 1.500 metri dalla costa e, per la pesca di vongole e telline, distanza minima a non meno di trecento metri. Le nuove norme aboliscono il piatto della tradizione, la frittura di paranza e i pescatori annunciano anche che organizzeranno una grande sagra per Pescara.

Nell'incontro, il prefetto, insieme al presidente della Provincia, ha assicurato l'apertura di un tavolo tecnico a cui sarà chiamato anche l'assessore Febbo e ha assicurato ai pescatori il suo impegno. Nella seconda parte della mattina, la stessa delegazione si è spostata in Comune per parlare con il sindaco Luigi Albore Mascia e con l'assessore Stefano Cardelli del terzo punto dolente: il dragaggio del fiume dove i fondali sono quasi completamente insabbiati. Il sindaco ha programmato un sopralluogo con i pescatori per venerdì a bordo di un peschereccio. Ma intanto, concludono i pescatori: «Questa volta non molliamo e non vogliamo sentire più chiacchiere».

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