La draga cerca di salvare il salvabile

Spina: a pagare dovrebbe essere chi ha creato l’emergenza
PESCARA. La draga Cobra ha fatto il suo ingresso in porto lunedì mattina. Ma non si tratta di un nuovo intervento avviato dal Provveditorato per rimuovere i fanghi trascinati nel bacino commerciale sotto la spinta dei venti da nord. Come confermano fonti della Direzione marittima, il mezzo della Sidra è al lavoro per creare un argine tra la porzione dello scalo a nord del fiume, l’area cioè che non è mai stata dragata, e quella che invece è stata interessata dalle opere di scavo. In sostanza si tratta di sistemare una serie di “materassi” di rete metallica, pieni di sassi, in modo da evitare che la barriera di sabbia possa crollare con le mareggiate e fermare così le secche. «E’ un’operazione che si è resa necessaria dopo l’episodio della petroliera Galatea», spiega il comandante in seconda Antonio Catino, «abbiamo avviato una fase tecnica per il completamento e la conservazione del lavoro già fatto, in modo da stabilizzare il movimento della sabbia. Un altro, seppur minimo, intervento di dragaggio, è invece necessario per riportare il fondale della darsena commerciale a 5 metri».A questo proposito, ieri alle 13, nella sede della Capitaneria di porto, si è svolto un vertice tra il comandante Luciano Pozzolano e i delegati del Provveditorato alle opere pubbliche, stazione appaltante del dragaggio. La richiesta è di tornare a scavare per ripristinare le condizioni dei fondali dopo l’ordinanza che abbassa di mezzo metro la navigazione, firmata da Pozzolano pochi giorni dopo l’incidente della petroliera. Sulla vicenda pesa anche l’esposto alla Corte dei conti del candidato sindaco Roberto De Camillis. «Si dovrebbero mettere le mani in tasca», dice Antonio Spina, della marineria, «ai responsabili dell’attuale situazione portuale, quelli cioè che l’hanno creata 14 anni fa, quando si discuteva della costruzione del braccio di levante, e prima ancora 20 anni fa quando fu realizzata la diga. Il motivo che condiziona tutte queste polemiche fuorvianti è l’assetto che dovrà avere il porto: se a porto-canale, come sosteniamo noi, oppure a bacino, come vorrebbero quelli che sponsorizzano il nuovo piano regolatore portuale».
(y.g.)
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